LE ICONE DEI VIDEOGIOCHI

Link: l’eroe dalle molte facce, silenzioso protettore di Hyrule

La storia e le caratteristiche del protagonista di The Legend of Zelda, tra i personaggi videoludici più rappresentativi di sempre

© IGN

Periferia di Kyoto, qualche decina di anni fa. Un ragazzino si aggira da solo tra boschi e laghi, senza una mappa. Ci piace immaginarlo carico di entusiasmo, mentre scopre nuovi angoli di quella terra che circonda la sua casa, con gli occhi pieni di meraviglia. Quel ragazzo, anni dopo (si parla, per essere precisi, del 1986), avrebbe tradotto in un videogioco questa sua passione per l’avventura, dando il via a una delle saghe videoludiche più note di tutti i tempi: The Legend of Zelda.

Il primo titolo della serie accompagnò il debutto di Nintendo Entertainment System sul mercato – un terremoto a cui seguono, ancora oggi, numerose scosse di assestamento. Link, protagonista indiscusso (sebbene assente dal titolo) della serie, è un ragazzo piuttosto normale. Fatta eccezione per le orecchie a punta – che pure sono normali tra i membri del suo popolo, gli Hylia, il protagonista di The Legend of Zelda non possiede nulla di straordinario… almeno all’inizio dell’avventura.

L’eroe cresce, assieme la giocatore, nel corso dell’avventura (e proprio grazie a essa); sebbene più volte, negli anni, sia stato confermato, più o meno direttamente, che Link è in grado di parlare, all’interno del gioco rimane quasi sempre in silenzio – per favorire l’immedesimazione da parte dell’utente.

Link, in un certo senso, è perso nel tempo. Ogni storia ricomincia da zero, riproponendo una formula semplice: il mondo è in pericolo e un eroe viene chiamato a salvarlo. Il mondo da salvare (la terra di Hyrule) è in fondo sempre lo stesso, ma questo non vale per l’eroe: Link – o meglio, un Link – nasce in caso di necessità. Non è una discendenza di eroi predestinati, quanto piuttosto una figura che compare più volte, nel corso della storia, in caso di estrema necessità.

Non è un caso se l'intricata linea temporale della serie è stata per anni oggetto di speculazioni da parte di utenti, fino alla fatidica pubblicazione della cronologia, avvenuta in occasione del venticinquesimo anniversario della saga (fino a quel momento, erano informazioni riservate ai soli sviluppatori).

A seconda dei giochi e delle epoche, quindi, accanto al nome Link troviamo appellativi diversi. Eroe dei Minish (Minish Cap), Eroe del Tempo (Ocarina of Time e Majora’s Mask), Eroe prescelto dalle dee (Twilight Princess), Eroe della luce (Four Swords Adventures) e via dicendo. Nonostante atmosfera, stile e dettagli siano variati molto da un’avventura all’altra, ci sono alcuni elementi che accomunano ognuno dei Link comparsi nel corso degli anni.

A lui è destinata, tanto per cominciare, la Master Sword, leggendaria arma in grado di sconfiggere il male, oltre che uno dei tre segmenti della leggendaria Triforza (un potentissimo artefatto su cui Ganon, l’antagonista principale della serie, vuole da sempre mettere le mani), quello del coraggio. In quasi tutte le rappresentazioni, il suo legame con la Triforza è rappresentato da un marchio sulla mano sinistra. Anche nell’aspetto esteriore c’è qualcosa che accomuna quasi tutte le rappresentazioni di Link: la tunica e il berretto frigio, entrambi verdi.

Oltre a fare da protagonista nella serie The Legend of Zelda e apparire in spin-off come Zelda’s Adventure, Link è stato avvistato spesso sugli schermi dentro e fuori i confini Nintendo. Per quanto riguarda la grande N, si registra la sua presenza fissa nella serie di picchiaduro Super Smash Bros. e, ha a più riprese prestato il proprio equipaggiamento ai cacciatori di Monster Hunter, mentre anche nella versione GameCube di SoulCalibur II lo troviamo come personaggio ospite.

Al di fuori dei videogiochi, Link è protagonista di manga e fumetti ispirati al videogioco e al suo universo, mentre negli Stati Uniti, a fine anni ottanta, venne prodotta la serie animata di The Legend of Zelda… rimasta famosa per averci offerto la versione più arrogante di sempre di Link, oltre che alcuni meme ormai (quasi) scomparsi.