L'offerta pubblica di scambio lanciata da Intesa Sanpaolo il 17 febbraio su Ubi Banca è un'operaizone che solleva "criticità di natura concorrenziale" e che modificherebbe l'attuale contesto del sistema bancario "privandolo" di un player di medie dimensioni "che in un futuro non remoto avrebbe potuto fungere da polo di aggregazione, costituendo un terzo gruppo bancario di grandi dimensioni" Lo dice l'Autorità garante della concorrenza e del mercato che ha avviato un'istruttoria sul caso.
Con l'acquisizione rafforzamento di una posizione dominante - L'annuncio dell'operazione da parte dell'istituto di credito guidato da Carlo Messina è arrivato poco meno di due mesi fa e, secondo quanto si legge nel provvedimento, l'Authority ritiene che l'acquisizione di Ubi proterebbe alla "creazione" o al "rafforzamento di una posizione dominante" in grado di "eliminare o ridurre in modo sostanziale e durevole la concorrenza" in una serie di mercati provinciali della raccolta, degli impieghi alle famiglie e alle piccole imprese come anche nei mercati degli impieghi alle imprese medio-grandi e agli enti pubblici, nel risparmio gestito e amministrato, oltre che nei mercati assicurativi.
I due poli Intesa e Unicredit - L'Autorità che vigila sulla concrrenza analizza la struttura del sistema banche italiano sottolineando la presenza di "due gruppi di dimensioni maggiori, facenti capo a Intesa Sanpaolo e Unicredit" che "operano sull'intero territorio nazionale, nonché con filiali all'estero e che sono in grado di svolgere un ruolo significativo anche a livello sovranazionale, e numerosi gruppi di medie dimensioni, che operano in molte, ma non in tutte le regioni, e che generalmente non operano al di fuori dei confini italiani, tra cui il gruppo facente capo ad Ubi, che è presente in 18 regioni su 20".
I numeri delle banche italiane - Intesa Sanpaolo "rappresenta il primo gruppo bancario italiano, con circa 41 miliardi di euro, seguito da Unicredit con circa 29 miliardi, e da Ubi, con circa 3,3 miliardi. Tra i principali operatori figurano poi il gruppo Banco Bpm, con circa 3 miliardi, Bper con 2,3 miliardi, e Monte dei Paschi di Siena". Se l'operazione dovesse andare in porto, il contesto "verrebbe privato della presenza di un operatore di medie dimensioni quale Ubi, che in un futuro non remoto avrebbe potuto fungere da polo di aggregazione, costituendo un terzo gruppo bancario di grandi dimensioni che si sarebbe affiancato alle due banche maggiori", sottolinea l'Antitrust che rileva come la "sostanziale simmetria fra i primi due gruppi bancari nazionali verrebbe superata per effetto dell'operazione, con l'importante crescita di Intesa Sanpaolo".
Offerta e azioni - L'offerta pubblica di scambio prevede che per ogni dieci azioni di Ubi Banca portate in adesione saranno corrisposte 17 azioni ordinarie di Intesa di nuova emissione. Contestualmente alla decisione di promuovere l'Ops, Ca' de Sass ha sottoscritto un accordo vincolante con Bper per effetto del quale si è impegnata a cedere a Bper un ramo di azienda composto da 400-500 filiali controllate da Ubi Banca.
Sessanta giorni per l'istruttoria - L'Antitrust ha ora 60 giorni lavorativi di tempo per concludere la sua istruttoria sulla possibile concentrazone tra Intesa e Ubi Banca. La decisione sulla concentrazione potrebbe dunque arrivare a fine luglio, condizionando la tempistica della partenza dell'offerta pubblica di scambio di Intesa. L'autorizzazione alla pubblicazione del documento di offerta da parte della Consob dovrà infatti essere preceduta dalle autorizzazioni di tutte le autorità coinvolte, inclusa l'Antitrust.