Si chiamerà First Playable Fund il nuovo fondo per supportare gli sviluppatori di videogiochi italiani istituito dal governo nel decreto Rilancio: si tratta di un finanziamento a fondo perduto creato appositamente dal Ministero dello Sviluppo Economico per la produzione di videogiochi made in Italy, del tutto simile a quelli già esistenti in altri Paesi del mondo come Canada, Danimarca, Francia, Germania, Polonia e Regno Unito.
In cosa consiste esattamente? First Playable Fund, come suggerisce lo stesso nome "First Playable" (letteralmente "prima versione giocabile"), punta a incentivare le startup innovative e i nuovi team di sviluppo a creare dei prototipi funzionanti di un videogame, supportando dunque le fasi di concezione, design e pre-produzione attraverso l'erogazione di un contributo a fondo perduto, corrispondente al 50% delle spese ammissibili.
Solo nel 2020, lo Stato prevede di mettere a disposizione 4 milioni di euro per supportare nuove idee e contribuire alla crescita di un settore che, proprio in questo periodo di lockdown, ha contribuito ad allietare le giornate di milioni di italiani. Il motivo è semplice: creare videogiochi diventa sempre più complesso e costoso, e i team di sviluppo indipendenti devono attingere spesso e volentieri dai fondi personali per poter dar vita a un'idea potenzialmente in grado di fare la differenza. Non sempre, però, questi team dispongono della forza economica necessaria a supportare queste idee.
"Il videogioco è un’opera complessa, che richiede un’ampia gamma di profili professionali altamente specializzati: game designer, programmatori, artisti, designer di interfacce, grafici 3D, grafici 2D, animatori, compositori, ingegneri del suono, tester, traduttori, doppiatori, ecc", recita il decreto. "Il prototipo di un videogioco rappresenta la prima versione giocabile dell’opera, contenente le funzionalità di base e distintive del prodotto finito. È lo strumento attraverso il quale le imprese del settore possono presentare il loro progetto di sviluppo a editori e/o investitori per ottenere finanziamenti necessari per la successiva produzione del prodotto finale e per la sua distribuzione sul mercato internazionale".
"La realizzazione del prototipo, che di solito coincide con le fasi di concezione e pre- produzione, richiede un investimento rilevante in termini di risorse da parte delle imprese e solitamente avviene in regime di autofinanziamento da parte delle imprese stesse, senza poter contare su apporti finanziari di editori e/o investitori, che possono intervenire nelle successive fasi della produzione", recita il testo. "Altri paesi europei sono già intervenuti in questo senso: la Germania nel 2019 ha istituito il 'Computerspieleförderung des Bundes', un fondo finanziato con 50 milioni di euro; la Francia dal 2008 ha istituito il 'Fonds d'aide au jeu vidéo', investendo in media 4 milioni di euro su 40 progetti ogni anno. In Italia ad oggi non esiste alcuna misura di sostegno paragonabile. Nel 2018, l’88% delle imprese italiane attive nel settore dei videogiochi dichiaravano di ricorrere a risorse proprie per finanziare lo sviluppo delle proprie opere".
Il governo è pronto ad accollarsi metà delle spese per la realizzazione di videogiochi italiani (con cifre dai 10mila ai 200mila euro per singolo prototipo) contribuendo così al pagamento del personale dell’impresa, alle commissioni esterne, alle attrezzature hardware e alle licenze software. Ciò che è assolutamente fondamentale, per l'erogazione dei fondi, è che il videogioco sia destinato al commercio, non importa se venduto attraverso servizi di rivendita digitali o negozi fisici. Ciò esclude dal fondo quei videogiochi realizzati per enti pubblici o privati che non hanno finalità commerciali.
Al momento in cui scriviamo, come sottolinea il Vicepresidente e Rappresentante Soci Developer del gruppo IIDEA, Mauro Fanelli, il First Playable Fund non è stato ancora inserito ufficialmente nel DL Rilancio. "Allo stato attuale, non conosciamo ancora il testo approvato e uscito dal Consiglio dei Ministri, destinato all'invio in Gazzetta Ufficiale nei prossimi giorni per l'entrata in vigore", sostiene Fanelli. "Ciò significa che in questo momento non sappiamo ancora se questa misura sia stata effettivamente approvata, o se sia stata estromessa per ragioni di opportunità connesse all'estraneità della misura rispetto all'emergenza Covid-19 su cui si focalizza il decreto. In attesa di ricevere il testo definitivo, possiamo già anticipare che l'Associazione sarebbe comunque pronta a lavorare per porla nuovamente al centro dell'attenzione e farla rientrare nel successivo passaggio parlamentare, nei prossimi 60 giorni".