Tutto inizia con il popolo francese unito in strada a festeggiare la Coppa del Mondo di calcio. Un'unità che si frammenta quando ci si sposta in una banlieu parigina, con un tutti-contro-tutti incendiario su più livelli umani tra bande in lotta, gangster, sindaci auto-designati, figli senza genitori e agenti di polizia che abusano del loro potere. "I Miserabili", primo film di Ladj Ly, termina con una citazione tratta dall'omonimo romanzo di Victor Hugo "Non ci sono cattive erbe né uomini cattivi. Ci sono solo cattivi coltivatori”, ambientando le azioni nello stesso quartiere dove proprio il romanziere francese faceva muovere i protagonisti del suo immortale capolavoro: Montfermeil, periferia di Parigi. Premio della giuria a Cannes 2019, 4 César vinti (compreso quello per il miglior film), candidatura all’Oscar come miglior film straniero, la pellicola ha saltato l'arrivo in sala in Italia, a causa del coronavirus, e così esce direttamente in streaming. Tgcom24 vi offre una clip esclusiva.
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Un secolo dopo il dramma di Jean Valjean e Cosette scritto da Victor Hugo, quelle aree urbane sono ancora teatro di miserie e violenze. La banlieu è quasi un labirinto, uno spazio senza uscita. E sulla strada ogni incrocio può trasformarsi in una guerra. Qui entra Stéphane (Damien Bonnard), appena arrivato per far parte della Brigata Anti-Criminalità di Montfermeil composta già da Chris (Alexis Manenti) e Gwada (Djibril Zonga), navigati compagni di pattuglia. Il "novellino" non ha neanche il tempo di ambientarsi e viene subito spinto dentro un vortice di tensioni che pulsano prepotentemente nel quartiere. Quando Gwada colpisce accidentalmente un bambino, scoppia l’inferno...
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"Sento la responsabilità di illustrare la verità del mio mondo al pubblico, ma senza prendere posizioni. Denuncio un problema, nella speranza che i politici facciano qualcosa". Il regista usa uno stile semi-documentaristico, una specie di realismo da strada, per raccontare il vicolo cieco al quale conduce la violenza perpetrata dalle parti che si affrontano e scontrano in campo.
Nel film esistono buoni e cattivi senza distinzione di pelle, ruolo o età, e il confine tra bene e male si fa labile, mentre tutti i personaggi diventano vittime alla ricerca di un personale riscatto o, più semplicemente, di sopravvivenza. Ladj Ly non si abbandona a facili condanne e non cade nelle trappole della faziosità o del vittimismo, realizza questo western/thriller urbano partendo da un suo stesso cortometraggio del 2017, aggiornando l'annosa tematica socio-politica delle banlieu, passate negli anni sulle pagine dei quotidiani, da "L'Odio" di Kassovitz nel 1995 e tra le rivolte del 2005. Per il regista, i coltivatori a cui fa riferimento la frase di Victor Hugo “sono i politici indifferenti ai bisogni dei più poveri e responsabili anche in questi mesi di una pessima gestione dell’emergenza da coronavirus". In questa polveriera, "come sempre sono i più poveri a pagare il prezzo più alto, e nel mio quartiere sono tutti in difficoltà, cosa che aumenta il rischio di problemi sia interni che con la polizia".
L'opinione pubblica è in parte cambiata sulle periferie perché, anche grazie alle manifestazioni dei gilet gialli e alla massiccia adesione agli scioperi di quest'autunno, "si è resa conto delle difficoltà di chi vive in queste zone e della enorme violenza che subisce. I Miserabili ha avuto il merito di mostrare dall'interno come si vive in zone che i tre quarti dei francesi conoscono solo dai media", ha detto il regista francese classe 1978, nato da genitori di origini maliane.