La Commisione europea sta considerando 'molto sul serio" la possibilità di lanciare una procedura d'infrazione contro la Germania, a causa della sentenza emessa il 5 maggio dalla Corte costituzionale federale tedesca sul programma della Bce di acquisto di titoli di Stato dell'Eurozona, che Mario Draghi aveva avviato nel 2015. La Commissione aveva già sottolineato i principi fondamentali del primato della Corte di Giustizia europea nell'interpretazione del diritto comunitario e del carattere vincolante che le decisioni della stessa Corte Ue hanno su tutte le corti nazionali e dell'indipendenza della Bce.
La Corte costituzionale di Karlsruhe aveva sostanzialmente accusato la Corte di Giustizia dell'Ue di abuso di potere (usando la definizione "ultra vires"), per aver considerato legittimo l'operato della Bce in una sua sentenza pregiudiziale del 2018 riguardo a un ricorso tedesco. I giudici costituzionali tedeschi hanno cosi' praticamente invalidato gli effetti in Germania della sentenza pregiudiziale, definita "assolutamente incomprensibile", "obiettivamente arbitraria", e "metodologicamente non giustificabile".
Von der Leyen riafferma invece che "la politica monetaria dell'Unione è una competenza esclusiva" comunitaria, che "il diritto dell'Ue ha la precedenza sul diritto nazionale" e che "naturalmente, le sentenze della Corte di giustizia europea sono vincolanti per tutti i tribunali nazionali. La Corte di giustizia europea di Lussemburgo ha sempre l'ultima parola sul diritto dell'Ue". "Prendo questa questione - assicura la presidente della Commissione - molto sul serio. La Commissione sta attualmente analizzando in dettaglio la sentenza di oltre 100 pagine della Corte costituzionale federale tedesca. Sulla base dei risultati di quest'analisi, stiamo prendendo in considerazione possibili passi successivi, incluse le procedure di infrazione".