La curva dell'epidemia di coronavirus in Italia continua a decrescere e si va verso un numero pià basso di casi in tutte le Regioni, inclusa la Lombardia. E' però ancora troppo presto per avere un quadro dell'andamento dei casi nei primi giorni dalla riapertura che dal 4 maggio hanno segnato l'inizio della Fase 2. Intanto governo e Istituto superiore di sanità stoppano le fughe in avanti delle Regioni che vogliono riaprire negozi e bar già dall'11 maggio.
I dati della Protezione civile Il trend positivo apre a un cauto ottimismo, come dimostrano i dati odierni comunicati dalla Protezione civile: sono 87.961 i malati di coronavirus in Italia, in calo di 1.663 rispetto a giovedì. Sono invece saliti a 99.023 i guariti, con un incremento di 2.747. Prosegue ancora il calo dei ricoverati in terapia intensiva: sono 1.168 i pazienti nei reparti, 143 in meno in un giorno. Resta però alto il numero dei decessi: sono infatti salite a 30.201 le vittime, con un incremento di 243 in un giorno.
Una fase delicata A fronte di tali numeri, particolarmente critica sarà la Fase 2. Dall'analisi settimanale della cabina di regia tra ministero e Regioni, si potrà ragionare sulle misure successive. La Fase 2, ha avvertito il presidente dell'Iss Silvio Brusaferro, "è molto delicata ed è importante che il Paese riparta, ma il virus non ha cambiato né identità né caratteristiche, perciò violare le regole di comportamento per la prevenzione del contagio potrebbe facilitarne la circolazione".
Prima del 18 maggio non si apre nulla Brusaferro stoppa le fughe in avanti delle Regioni che vogliono riaprire negozi, bar e ristoranti a partire già da lunedì e offre una sponda al ministro delle Salute, Roberto Speranza, il quale ha ribadito la linea del governo: prima del 18 maggio non si apre nulla. "Dobbiamo gestire con grande attenzione e gradualità la fase delle riaperture. Nessuna fuga in avanti - ha detto - ci vuole ancora tanta responsabilità altrimenti finiremo col vanificare i sacrifici fatti finora".
Rispettare le regole anche nella Fase 2 Sulla stessa linea il professor Giovanni Rezza, secondo il quale "preoccupano le immagini di assembramenti che arrivano da Milano in questi primi giorni di riapertura". Rispettare la distanza fisica, evitare le aggregazioni, lavarsi frequentemente le mani, usare le mascherine in luoghi chiusi e all'aperto se si parla con qualcuno restano le misure da rispettare anche nella Fase 2. Al momento, comunque, il tasso di contagiosità R con zero risulta sotto il valore 1 - superato il quale scatta l'allerta - ed è compreso fra 0,5 e 0,7.
Il caso Alto Adige Lo "stop" da parte di governo e Iss colpiscono in particolare governatori come l'altoatesino Armo Kompascher, la cui legge per riaprire negozi, bar, ristoranti, parrucchieri e musei "è già in vigore". Il ministro delle Autonomie, Francesco Boccia, ha impugnato il provvedimento: non essendo ancora pronte le linee guida nazionali sul lavoro - che l'Inail sta predisponendo con il Comitato tecnico scientifico - l'ordinanza "è in contrasto con le regole sulla sicurezza sul lavoro".
L'offensiva di Zaia Dopo l'ordinanza della Calabria, sulla quale il Tar deciderà il 9 maggio, anche quella dell'Alto Adige finisce dunque davanti ai giudici. Ma se Kompascher ha tratto il dado e superato il Rubicone dello scontro con Roma, gli altri governatori continuano l'offensiva di parole per chiedere di riaprire di più e prima. "Mi sento con i colleghi presidenti - ha detto il veneto Luca Zaia - e c'è condivisione rispetto al fatto che il 1° giugno è una data troppo distante" per ristoranti e bar in primis. Zaia denuncia inoltre "un'area di incertezza paurosa" sulle Fase 2: " Non c'è programmazione. Se il governo dicesse che si apre il 18 maggio tutti accenderebbero i motori. Ma il 18 potrebbe presentarsi Conte e fare un Dpcm che chiude altre due settimane".
Il nodo delle aperture differenziate In Lombardia invece Attilio Fontana, visti i Navigli pieni a Milano, ha parlato di "momento delicatissimo: i cittadini, che hanno capito di dover rispettare le regole del lockdown, mi auguro rispettino anche quelle necessarie nella Fase 2". Il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, ha invece affermato: che l'obiettivo della riapertura complessiva è più il 18 maggio che non prima". Il governatore dell'Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, è tornato invece a chiedere che dal 18 maggio le Regioni possano decidere in autonomia per le successive riapertura. Una possibilità che Boccia ha accolto già nel corso della Conferenza Stato-Regioni e che, però, dovrà confrontarsi con un altro tema: il ministro delle Autonomie ribadisce che si procederà ad "aperture differenziate per Regioni sulla base delle valutazioni" dei dati. E dunque ci saranno territori che potranno aprire e altri no.
Gli spostamenti su tutta l'Italia Tutto rimandato, invece, per la mobilità sull'intero territorio nazionale. Non se ne parlerà prima di giugno, anche se nel nuovo Dpcm potrebbero essere consentiti i movimenti tra Regioni limitrofe e quelli di chi vive al confine tra una Regione e l'altra.