Coronavirus, a marzo la mortalità è aumentata del 49,4% | Ma l'Italia è divisa: a Bergamo +568%, a Roma -9,4%
Secondo il report Istat-Iss, il 91% dell'eccesso di mortalità riscontrato a livello medio nazionale si concentra nelle aree ad alta diffusione dell'epidemia
Considerando il mese di marzo, si osserva a livello medio nazionale "una crescita del 49,4% dei decessi per il complesso delle cause". E' quanto emerge da un rapporto redatto da Istat e Iss. Se si assume come riferimento il periodo 20 febbraio-31 marzo, i morti passano da 65.592 (media periodo 2015-2019) a 90.946, nel 2020. I decessi in più sono 25.354, di questi il 54% è costituito dai morti diagnosticati Covid-19 (13.710).
Italia spaccata a metà Il report prodotto congiuntamente dall'Istituto nazionale di statistica e dall'Istituto Superiore di Sanità fotografa un'Italia spaccata a metà: si va da Bergamo, dove l'eccesso di mortalità ha raggiunto il 568%, a Matera, dove si è registrato un calo dell'11,3%, passando da Roma (-9,4%).
Covid-19 come causa diretta o indiretta Dei 25.354 morti, 13.710, ossia il 54%, è costituito dai "morti diagnosticati Covid-19", con "mortalità 'diretta' attribuibile a Covid-19", mentre degli altri 11.644 i tamponi potranno confermare se il coronavirus è stato causa del decesso, una concausa o una causa indiretta dovuta alla "crisi del sistema ospedaliero e dal timore di recarsi in ospedale nelle aree maggiormente affette".
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Aree ad alta diffusione dell'epidemia "Il 91% dell'eccesso di mortalità riscontrato a livello medio nazionale nel mese di marzo 2020 si concentra nelle aree ad alta diffusione dell'epidemia", sottolinea il rapporto: "3.271 comuni, 37 province del Nord più Pesaro e Urbino. Nell'insieme di queste province, i decessi per il complesso delle cause sono più che raddoppiati rispetto alla media 2015-2019 del mese di marzo.
Bergamo +568% Se si considera il periodo dal 20 febbraio al 31 marzo, i decessi sono passati da 26.218 a 49.351 (+23.133 ); poco più della metà di questo aumento (52%) è costituita dai morti riportati al Sistema di Sorveglianza Integrata Covid-19 (12.156). All'interno di questo raggruppamento le province pù colpite dall'epidemia hanno pagato un prezzo altissimo in vite umane, con incrementi percentuali dei decessi nel mese di marzo 2020, rispetto al marzo 2015-2019, a tre cifre: Bergamo (568%), Cremona (391%), Lodi (371%), Brescia (291%), Piacenza (264%), Parma (208%), Lecco (174%), Pavia (133%), Mantova (122%), Pesaro e Urbino (120%)".
Al Centro e nel Mezzogiorno -1,8% Al contrario, "nelle aree a media diffusione dell'epidemia (1.778 comuni, 35 province prevalentemente del Centro-Nord) l'incremento dei decessi per il complesso delle cause nel periodo 20 febbraio-31 marzo è molto più contenuto, da 17.317 a 19.743 (2.426 in piuù rispetto alla media 2015-2019); il 47% è attribuibile ai morti risultati positivi al Covid-19 (1.151). Infine, nelle aree a bassa diffusione (1.817 comuni, 34 province per lo più del Centro e del Mezzogiorno) i decessi del mese di marzo 2020 sono mediamente inferiori dell'1,8% alla media del quinquennio precedente".
Decessi aumentati di 2,3 volte negli uomini di 70-79 anni Lo studio raccoglie dati da 6.866 comuni (87% dei 7.904 complessivi): "Si tratta della prima volta che l'Istat diffonde questa informazione riferita a un numero così consistente di comuni", sottolinea il rapporto. Tra gli altri dati che emergono, il 52,7% dei casi (104.861) è di sesso femminile, ma la letalità è più elevata in soggetti di sesso maschile in tutte le fasce di età, ad eccezione della fascia 0-19 anni e, in particolare, per gli uomini di 70-79 anni i decessi aumentano di circa 2,3 volte tra il 20 febbraio e il 31 marzo.
Continuare a monitorare l'evoluzione del fenomeno Quanto al futuro prossimo, sottolineano Istat e Iss, per una valutazione complessiva dell'impatto di Covid-19 sulla mortalità totale occorre "continuare a monitorare l'evoluzione del fenomeno nelle prossime settimane/mesi. Molte delle province che sono nella classe a media diffusione sono state interessate dall'epidemia con alcune settimane di ritardo rispetto alle province della classe ad alta diffusione. Non è dunque sufficiente l'analisi dell'andamento dei decessi di marzo per cogliere il fenomeno dell'incremento in queste aree. Il consolidamento dei dati di mortalità e di sorveglianza dell'epidemia Covid-19 per il mese di aprile consentirà la costruzione di misure più accurate".
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