Sono stati due mesi di ansia quelli che un pensionato 69enne di Fombio (Lodi), tra i comuni della prima zona rossa, ha trascorso in ospedale, lontano dalla sua famiglia. "Dovevo restare in ospedale un mese tra intervento e riabilitazione - racconta a Tgcom24 una volta tornato a casa con la rassicurazione che è davvero tutto finito. - Invece dal 28 febbraio tutto è cambiato: sono stato contagiato dal mio compagno di stanza; non ho mai sviluppato il coronavirus ma da asintomatico i tamponi continuavano a essere positivi". "La beffa - ricorda, mostrando un elenco di date, - è che il primo tampone era negativo e il secondo, invece di confermare la guarigione, risultava positivo. E l'attesa ricominciava".
E' un caso particolare quello che il pensionato ci racconta. "Sono stato ricoverato all'ospedale di Cremona il 10 febbraio per un intervento alle anche; poi sarei stato sottoposto a riabilitazione e nel giro di un mese sarei tornato a casa", ricorda.
"L'operazione va a buon fine, io sono in buona salute, - continua - e vengo trasferito a Casalpusterlengo per la riabilitazione; è il 20 febbraio. Il 28 si scopre che il mio compagno di stanza è positivo al coronavirus. Iniziano i controlli per il Covid-19 anche su di me, che il 4 marzo ricevo il risultato del primo tampone di qualche giorno prima: sono positivo anch'io ma non manifesto sintomi e non li manifesterò mai".
Inizia così una trafila che si concluderà il 28 aprile, con il ritorno definitivo a casa. "A metà marzo il trasferimento all'ospedale di Codogno dove continuo a fare la riabilitazione e sono sempre sotto osservazione per il Covid-19 - racconta. - Per fortuna continuavo a star bene e al telefono cercavo di rassicurare i miei parenti; nel frattempo venivo sottoposto alla procedura del doppio tampone per poter venire dimesso. Ho fatto tre cicli di doppi tamponi prima di poter uscire da quello che era diventato comunque un incubo: a ogni tampone negativo il successivo risultava purtroppo positivo e si ricominiciava la trafila".
Che spiegazioni ha avuto di ciò? "Nessuna spiegazione - risponde, - L'ipotesi che ho sentito è che dipende da chi fa il tampone; magari se poco esperto... ma non voglio dar la colpa a nessuno. Il risultato è che per quasi 60 giorni sono stato positivo senza sintomi e che solo il 28 aprile sono stato dimesso. Ora sono a casa senza ulteriore quarantena e nessun pericolo per i miei famigliari. E' tutto finito, ma che storia lunga".
Gabriella Persiani