Il Decreto Imprese, annunciato a inizio aprile dal Governo italiano, ha portato i cittadini a interrogarsi sul concetto di golden power. Nata nel 2012, la norma – la cui traduzione letterale è "potere d’oro" – è stata emanata per proteggere alcuni aziende chiave dell’industria italiana. Dal 6 aprile questa sorta di scudo sarà allargato a nuovi settori piegati dalla crisi economica che seguirà il lockdown imposto a causa dall’epidemia da Covid-19. L’obiettivo è quello di evitare che possibili svalutazioni di Borsa o crisi di liquidità possano portare imprese strategiche a finire sul mercato a prezzi di saldo o nelle mani di speculatori internazionali.
Negli anni questo potere speciale è stato quasi applicato nel 2015 con la società modenese Sir – leader nell’integrazione delle tecnologie robotiche nei sistemi produttivi del settore automobilistico - acquisita per il 90% da Wolong, un colosso della robotica cinese; e nel 2017 per impedire la scalata di Vivendi in Tim.
Attraverso la Golden power il Governo italiano, infatti, esercita il suo diritto di veto su operazioni di acquisizione di quote azionarie parziali o complessive di aziende considerate strategiche per l’economia nazionale. Prima di aprile i settori ‘sorvegliati’ erano: difesa, sicurezza nazionale, energia, trasporti e comunicazioni. A questi, oggi, si aggiungono: il settore assicurativo, quello del credito, quello alimentare, la finanza, la salute e la cybersicurezza.
Questa decisione consentirà alle aziende di godere del supporto e della tutela dello Stato da possibili scalate ostili o compravendite internazionali dannose. Il Governo potrà opporsi alle operazioni o stabilire le condizioni da rispettare se queste sono considerate un pericolo per il benessere e l’interesse del Paese e dei cittadini. Qualsiasi decisione dell’esecutivo dovrà seguire criteri di imparzialità, essere reso pubblico e rispettare le regole europee in materia di concorrenza.
Articolo realizzato in collaborazione con il master biennale in giornalismo della IULM, contenuto a cura di Ilaria Quattrone.