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Coronavirus, Di Maio: "Con la riapertura totale nella Fase 2 avremmo 151mila ricoveri in terapia intensiva"

Il ministro degli Esteri spiega le ragioni per cui il governo ha deciso un allentamento graduale delle misure restrittive

LaPresse

Il decreto del 26 aprile con cui si allentano gradualmente le misure restrittive è stato redatto basandosi sulle indicazioni del comitato tecnico scientifico per l'emergenza coronavirus. Secondo gli esperti, ha spiegato il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, "in caso di riapertura totale avremmo rischiato 151mila ricoveri in terapia intensiva". "Sfido chiunque - ha aggiunto il titolare della Farnesina - a riaprire tutto con questo documento in mano".

"So bene quanto sia difficile la situazione, tutti vogliamo ripartire - ha spiegato Di Maio -. Ma questo non significa che siamo liberi di abbassare la guardia. La libertà ce la stiamo nuovamente conquistando e per farlo ci manca l`ultimo sforzo, ancora qualche sacrificio. In vari Paesi, come vedete, dopo aver allentato le misure sono aumentati i contagi e l`epidemia sta tornando a colpire la popolazione. Questo è il motivo per cui serve prudenza e cautela". 

Secondo il report degli esperti consegnato al premier Conte, una Fase 2 con aperture mirate consente al sistema sanitario di affrontare l'emergenza.  In caso contrario, ad esempio con il ritorno di alunni e studenti tra i banchi di scuola, il rischio è che si arriverebbe allo "sforamento del numero di posti letto in terapia intensiva attualmente disponibili a livello nazionale".

Il comitato segnala, in sintesi, che "nella maggior parte degli scenari di riapertura dei soli settori professionali (a scuole chiuse) anche qualora la trasmissibilità superi la soglia epidemica, il numero atteso di terapie intensive al picco risulterebbe comunque inferiore all'attuale disponibilità di posti letto (circa 9mila)".

Intervistato a Lodi, anche il presidente del Consiglio ha voluto sottolineare ancora una volta che "non ci sono le condizioni per tornare alla normalità", così come era prima dello scoppio della pandemia. 

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