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Coronavirus, il vescovo di Ascoli Piceno: "Ancora niente messe, da Conte una doccia fredda"

La rabbia di monsignor D'Ercole a Tgcom24: "La Chiesa non diffonde il contagio, ma sono sicuro che si troverà una soluzione"

Dopo lo strappo tra la Cei e il governo per la decisione di impedire il culto religioso anche nella Fase 2 - garantendo solo le cerimonie funebri tra parenti - parla il vescovo di Ascoli Piceno. "Ho seguito con grande interesse la conferenza stampa di Giuseppe Conte ed è stata una doccia fredda quando ho sentito che per le messe ancora non si è sbloccato niente", afferma monsignor Giovanni D'Ercole davanti alle telecamere di Tgcom24. "Anche la Cei ha risposto in maniera forte soprattutto perché Conte aveva parlato di un'intesa molto cordiale che non c'è", osserva il vescovo che, rivolgendosi al comitato scientifico, aggiunge: "E' sbagliato vedere la Chiesa come il luogo dei contagi. Non facciamo passare questa idea". 

" Vorrei tranquillizzare tutti e dire che abbiamo bisogno di entrare in sacrestia - spiega nel video -. Tanta gente si rivolge a noi per un crollo psicofisico. Il ruolo della preghiera è di ritrovarsi insieme con tutte le misure di sicurezza" e attenuare il senso di smarrimento. "I funerali? Che tristezza. Perché mettere il limite di 15 persone. Ma lasciate che siamo noi a decidere, che i nostri sacerdoti siano responsabilizzati".

"Il culto è una libertà che non può essere bloccata in nessun modo. Il diritto al culto è garantito dalla nostra Costituzione e dalla coscienza. Si tratta, a questo punto qualora non venga dato questo diritto, di agire come ci insegnano gli atti degli apostoli, bisogna obbedire più a Dio o agli uomini? In questo caso, credo, più a Dio. Immagino che il buonsenso prevarrà. Le chiese non sono un luogo del contagio. Ma spazio di libertà e di speranza, dove anche chi la odia troverà sempre qualcuno che gli dice ti voglio bene, contando sull'aiuto di Dio", conclude il vescovo.

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