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Sequestro di mascherine importate dalla Cina, Irene Pivetti si difende: "Colpita solo per il mio nome"

L'ex presidente della Camera è indagata per frode in commercio, ma per lei "c'era un regolare contratto con la Protezione civile"

Indagata dalla Procura di Savona per frode in commercio dopo il sequestro di migliaia di mascherine ffp2 importate dalla Cina ma prive del marchio di conformità CE, Irene Pivetti si difende: "Sono stata colpita per il mio cognome". E racconta che per quelle mascherine la sua società, la Only logistics Italia, aveva firmato un regolare contratto con la Protezione civile. Poi, però, "le regole sono cambiate in corsa".

Al Corriere della Sera l'ex presidente della Camera spiega che la Protezione civile le aveva commissionato una fornitura di 15 milioni di mascherine per un costo di 30 milioni di euro con un contratto d'urgenza. E così la sua società "ha iniziato a importare questa partita sulla base della legislazione prevista dal decreto legge del 2 marzo, che poi è stata recepita in senso assai restrittivo nel Cura Italia" Quindi "noi abbiamo rispettato quanto previsto dal contratto con la Protezione civile, soltanto che poi le regole sono cambiate in corsa, affidando all’Inail la competenza" di certificare le mascherine. E la certificazione precedente è stata ritenuta non consona.

Il contratto però prevedeva anche che una parte di quelle mascherine potesse poi essere venduta dalla società della Pivetti a privati. E l'inchiesta è partita proprio dal sequestro, in alcune farmacie del Savonese, proprio di quei dispositivi, che all'apice dlel'emergenza venivano venduti a prezzi esorbitanti. La guardia di finanza, seguendo a ritroso il percorso delle mascherine, è così arrivata da un hangar dell'aeroporto di malpensa, dove su diposizione della Procura savonese è stato sequestrato il carico. E risalendo alla società di distribuzione, è stata denunciata anche Irene Pivetti.

Coronavirus, a Milano tram semi-deserti e passeggeri con la mascherina

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La Lombardia è la Regione maggiormente colpita dal coronavirus e a Milano, così come in tutta Italia, le misure di contenimento sono elevate. Rispetto a normali giornate lavorative, i mezzi pubblici sono semi-deserti. Sui tram i viaggiatori sono pochi, tutti a distanza di sicurezza l'uno dall'altro e dotati di mascherina. Anche i tranvieri, al lavoro durante tutta l'emergenza, indossano i dispositivi di protezione individuale. 

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