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Coronavirus, l'appello dei fuorisede e dei loro genitori: "Vogliamo il ricongiungimento familiare"

Parte dalla Calabria la richiesta al premier Conte e ai presidenti di Regione di permettere il rientro di chi al momento del lockdown ha deciso di non raggiungere i parenti. "Ma ora è un'esigenza economica e psicologica", affermano a Tgcom24 i promotori

Ansa

Da una parte studenti e lavoratori fuorisede, dall'altra i loro genitori. Un unico obiettivo: ritrovarsi dopo settimane di vita a distanza per l'emergenza coronavirus. E partono dalla Calabria diffondendosi in tutta Italia petizioni online, lettere aperte e appelli sui social. Perché il premier Conte e i presidenti di Regione riaprano le porte - "in assoluta sicurezza" - a chi il 7 marzo non ha preso d'assalto aerei, treni e bus per raggiungere mamma e papà, ma che ora si ritrova lontano da casa senza università, senza lavoro, senza soldi e con un affitto da pagare. Le motivazioni di genitori e figli fuorisede raccolte da Tgcom24: "Chiediamo il ricongiungimento familiare, è un'esigenza economica e psicologica".

"Le università resteranno chiuse sino a dopo l'estate, chi ha perso il lavoro ne dovrà trovare un altro: non si ha ragione perché si debba restare al Nord", afferma a Tgcom24 Antonio Iaconianni, dirigente scolastico del Liceo  Classico "Bernardino Telesio" di Cosenza e padre di due fuorisede a Milano, promotore della petizione online "Il diritto di tornare a casa propria" indirizzata al presidente del Consiglio Conte. Settecento firme al giorno fino a superare quota 3.800.
 

"La richiesta ha carattere di urgenza e indifferibilità - ribadisce Iaconianni nell'intervista come nella petizione promossa, - in quanto la tenuta psicologica dei ragazzi rimasti bloccati al Centro-Nord a causa del lockdown inizia a dare segnali di preoccupazione anche per vere emergenze economiche". 

E da studenti e lavoratori fuorisede l'istanza giunge amplificata. "Dall'estero i nostri coetanei sono potuti rientrare nei paesi natii in sicurezza; da Milano, Roma, Napoli è vietato", sottolinea a Tgcom24 Floriana Lucà, studentessa calabrese ventenne iscritta all'Università Statale di Milano e firmataria di una lettera aperta indirizzata alla governatrice Santelli.

"Non abbiamo più ragione di stare lontani dalle nostre famiglie - rimarca, - dopo che abbiamo deciso all'inizio di rimanere in Lombardia per evitare di poter essere veicolo di diffusione del virus nella nostra regione, questo perché la amiamo e abbiamo messo da parte  il nostro egoismo per poterla tutelare".

"Ma ora tra noi c'è chi non puó più pagare l’affitto perchè ha perso il lavoro, - elenca la studentessa, - chi versa in condizioni psicologiche instabili perché si ritrova a stare solo in pochi metri quadrati e chi soltanto necessita dell’affetto della propria famiglia. Le situazioni sono tante e ci sentiamo abbandonati dalla nostra stessa Regione".

"Anzi, la governatrice Santelli - incalza dal fronte genitori Iaconianni, - piuttosto che pensare a gestire l'avvio della fase 2, ha dichiarato di voler mantenere la linea dell'inflessibilità sul rientro dei fuorisede, nonostante abbiamo consegnato il parere di un autorevole professore ordinario della facoltà di Medicina dell'Università Magna Graecia di Catanzaro, Bruno Amante, circa le procedure sanitarie per un rientro in sicurezza".

Gabriella Persiani

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