Alle foci del Po, nel Delta delle meraviglie
Paesaggi, fauna, musei e Itinerari nello straordinario Parco Regionale Veneto
Dieci motivi per un tour sul delta del Po
Fin da bambini impariamo che il Po è il fiume più lungo d’Italia e che dalle Alpi corre lungo la Pianura Padana per aprirsi a ventaglio, sfociando nell’Adriatico. Un viaggio alla scoperta del Delta inizia da qui, nella terra più giovane d’Italia distesa tra il Po di Goro e la foce del fiume Adige: una superficie di 786 chilometri quadrati, di cui oltre 160 sono valli e lagune. Il Parco Veneto del Delta del Po tutela la più vasta zona umida d’Italia, 120 chilometri quadrati di canali, argini, lagune, dune e litorali.
Una terra davvero speciale in cui l’Uomo e l’Ambiente convivono in un equilibrio difficile e unico, fatto di bellezze ambientali e sviluppo agricolo, pesca, orti di mare e turismo. Una terra fragile, che subisce i cambiamenti climatici, abitata da comunità caparbie e generose, capaci di ridisegnare il loro territorio con la consapevolezza che la natura va rispettata e onorata. Per questo l’UNESCO ha riconosciuto il Delta del Po come Riserva di Biosfera MAB (Man and Biosphere) inserendolo in una rete internazionale di territori d’eccellenza.
I sei rami del Po - Il Po, com’è noto, una volta giunto vicino al mare si ramifica in tanti fiumi più piccoli dando vita ad un Delta spettacolare. Il corso dei diversi rami è una conseguenza di una delle più grandi opere idrauliche realizzare in quest’area, il Taglio di Porto Viro, risalente al 1604. Sono i sei rami del Po dai nomi poetici: Maistra, Venezia, Pila, Tolle, Gnocca e Goro. Il Po di Goro segna il confine tra Veneto ed Emilia Romagna. A questi si aggiunge il Po di Levante, che seguendo l’antico letto del Tartaro, è separato dal grande fiume e non riceve più acqua dagli anni ’30. Tra le opere di bonifica e avanzamento lento dovuto al deposito di materiale a discapito del mare, il Delta è una terra molto giovane e ancora in movimento che cresce al ritmo di circa 60 ettari l’anno.
L’eredità di un antico passato - La presenza dell’uomo nell’antico Delta risale all’epoca preistorica, quando l’estensione dell’area era molto diversa, con il mare che occupava buona parte della pianura. Nel corso dei secoli, per via della particolare posizione strategica, il Delta è diventato da prima una colonia di Siracusa, poi terra di conquista dei Galli. Tante le tracce della dominazione romana e ravennate-bizantina fino ad arrivare agli scontri tra la Serenissima Repubblica di Venezia e il Ducato degli Estensi. Scrigno di tutte le testimonianze di questa lunga storia è il Museo Archeologico Nazionale di Adria che presenta reperti dal XIII secolo a.C. all’epoca romana. Siti di importanza archeologica sono anche gli scavi di Corte Cavanella di Loreo e gli scavi, visitabili, di San Basilio di Ariano nel Polesine, antica Mansio Hadriani un tempo stazione di posta sulla via Popillia.
La terra sotto il mare - Il Delta, come lo ammiriamo oggi, è il frutto di un grande lavoro di bonifica, una delle più grandi opere realizzate in Italia nel corso del ‘900. Gran parte del territorio si trova sotto il livello del mare e comprende valli, lagune e i famosi scanni. Le terre strappate all’acqua diventano coltivabili e vengono mantenute asciutte da 38 idrovore e 117 pompe che hanno una capacità di sollevamento di 200mila litri al secondo. Il risultato si vede a perdita d’occhio: pianure feconde sotto il livello del fiume, che si colorano con le stagioni, ricche di vita e biodiversità. La storia di questa straordinaria opera collettiva è ben raccontata all’idrovora di Ca’ Vendramin, uno stupendo esempio di archeologia industriale che ospita oggi il Museo Regionale Veneto della Bonifica.
Gli Scanni - A proteggere le lagune dalla potenza del mare, consentendone la sopravvivenza, ci sono gli scanni: isole o penisole di sabbia formatisi dai depositi fluviali modellati dal vento e dalle onde, larghe da qualche decina a qualche centinaio di metri e lunghe a volte anche chilometri. Il litorale presenta ampie spiagge, spesso battute dalle onde, che nella parte interna sono ricoperte da vegetazione “coraggiosa” adattata a vivere nelle acque salmastre e da canneti che si immergono nella laguna. Non si può dire di aver vissuto il Delta se non si raggiunge in barca, al tramonto, un luogo magico come Scano Boa, definita “l’isola che non c’è”, terra di confine fra l'uomo e la natura, dove le uniche tracce umane sono i casoni di canna dei pescatori avvolti in un ambiente splendido, selvaggio, incontaminato.
Il Giardino Botanico di Porto Caleri - Se siete golosi di more selvatiche, quando entrate nel Giardino Botanico litoraneo di Porto Caleri, rinunciate subito a raccoglierle! Sono riservate alle tantissime specie di uccelli che vivono tra gli anfratti e vicino alle zone umide, in questo scrigno di biodiversità. Ventiquattro ettari di habitat naturale in cui il visitatore è invitato ad entrare in punta di piedi per scoprire ambienti molto diversi tra di loro: la pineta che sorge alle spalle del mare, le zone umide d’acqua dolce, ricche di vegetazione arbustiva in cui regna il ginepro profumato, per arrivare poi alle dune e, infine, alla battigia. Tre i percorsi proposti e vale la pena di percorrerli tutti fino alla bellissima terrazza panoramica che affaccia sulla spiaggia selvaggia o alla passeggiata sospesa sull’acqua, sopra una panoramica passerella che permette di raggiungere la laguna di Caleri e osservarla da una prospettiva privilegiata. Dalla spiaggia libera attigua al Giardino Botanico si vede la vicinissima Isola di Albarella, un vero gioiello del turismo in Adriatico.
La Via delle Valli - La Via delle Valli, rete di itinerari che si snodano tra Rosolina e Porto Tolle, lungo i rami di sinistra del Delta del Po, è senza timore di smentita uno dei percorsi ciclabili più belli d’Europa. Trentacinque chilometri da affrontare a passo lento, non perché siano faticosi, ma per non perdere neppure uno scorcio di questi suggestivi percorsi. La via prende il nome da quelle valli che rendono praticamente unico in Italia il paesaggio del Delta del Po. Lì dove l’acqua dolce portata dal grande fiume si incontra con il mare. La vita nelle valli, regolata artificialmente con maestria dai "capo valle” detentori di un sapere quasi ormai perduto, è legata alla pesca e all’allevamento del pesce. Pedalando sull’argine si possono ammirare gli “orti d’acqua” dove si coltivano vongole e cozze, le tipiche “cavane” palafitte in legno e i “casoni” di valle, autentici esempi di architettura palustre di origini veneziane. Al tramonto sarà la danza dei fenicotteri rosa a salutare gli ultimi raggi di sole.
L’Anello della Donzella - Una facile escursione da svolgere in sella a una delle bici elettriche del Parco del Delta del Po, preferibilmente accompagnati dalle guide naturalistiche che possano raccontare il territorio. Punto di partenza da Ca' Tiepolo a Porto Tolle, seguendo inizialmente l’argine destro del Po di Venezia. Quando il ramo di Venezia si biforca, si segue l'argine del Po di Tolle fino quasi alla sua foce, dove si trova il paese di pescatori Scardovari; da qui si lambisce la Sacca e poi si costeggiano le distese agrarie dell’isola della Donzella in cui è prodotto il rinomato Riso del Delta. Si pedala in compagnia di gabbiani, beccacce, sterne e gruccioni che sfrecciano tagliando il cielo con evoluzioni acrobatiche. Si raggiunge l’Oasi di Ca' Mello dove è d’obbligo una sosta presso il centro visite. Proseguendo si trova l’area naturalistica particolarmente affascinante e di elevato valore ambientale detta Biotopo Val Bonello e la pineta di Cassella. Si arriva così a ridosso del Po di Gnocca e Donzella da dove si raggiunge agevolmente il punto di partenza. Questo anello è lungo 53 chilometri ed è completamente pianeggiante su strade a basso traffico, in parte sterrate. Allungando di 17 chilometri si arriva a Santa Giulia; si attraversa un suggestivo ponte di barche che collega l’isola della Donzella a quella di Ariano; si prosegue fino a Ca' Vendramin e da qui si torna a Ca' Tiepolo.
La Sacca degli Scardovari - Molto prima che sorga il sole la Sacca degli Scardovari si anima di barche, sono le piccole flotte composte da donne e uomini impegnati nella raccolta delle vongole veraci. Il nome della sacca si deve alla “scardova” un pesce molto presente un tempo in questa zona: uniformi distese d'acqua salata a fondale basso, delimitate da bracci di fiume, che la comunità del Delta, con fatica e sempre in simbiosi con una natura unica, ha saputo tramutare in “orti di mare” in cui si raccolgono le vongole. Sul barchino sono le donne, nella maggior parte dei casi, a pulirle e insacchettarle. In meno di un’ora il grosso del lavoro è fatto e mentre il sole comincia a nascere, gli equipaggi si dirigono alla pesa. Mentre si aspetta il proprio turno, da una barca all’altra ci si saluta, si chiacchiera e le voci si confondono con il verseggiare degli uccelli.
Il regno del birdwatching - Per vivere il Delta in modo più intimo ed emozionale è necessario percorrerlo per le vie d'acqua. E' possibile effettuare gite turistiche su imbarcazioni di varie dimensioni, scegliendo tra le tante offerte messe a disposizione dagli operatori della navigazione. Ci si può imbarcare a Porto Caleri, a Porto Levante, ad Albarella, per visitare la Laguna di Caleri. Da Pila e Ca’ Tiepolo, ci si imbarca nel Po di Maistra che offre scorci molto suggestivi nell'antico ramo maestro, ricco di flora e fauna. Questo ramo del fiume è caratterizzato da rigogliose golene e arriva fino a Cà Pisani, dove è possibile eseguire una visita guidata all'area protetta, paradiso per i birdwatchers, un tempo valle da pesca e zona di caccia, ora curata dal Servizio Forestale e gestita dall'Ente Parco. Sulla via del ritorno si può passare nei pressi della garzaia senza disturbare la nidificazione. La navigazione è il punto di osservazione migliore dell’avifauna del Delta che conta una quantità di specie veramente eccezionale: oltre 370 specie di nidificanti, migratori e svernanti regolari. Ogni ambiente del Delta - lungo il fiume, nei canali, golene fluviali, casse di espansione, nelle lagune e valli, barene e dune, nelle sacche e bonelli, nelle spiagge e scanni – ha una sua particolare avifauna. Habitat unici come la Golena di Panarella, oasi del WWF composta da zona palustre, bosco e prato, richiamano una grande quantità e varietà di uccelli, caratterizzandosi così per un luogo ideale per il birdwatching.
I tesori del Delta - Visto dall’alto il Delta del Po è un continuo gioco d’acqua e di terreni coltivati che sembrano giardini. Tesori di terra e di mare, frutto di un lavoro tenace su una terra difficile; un’agricoltura che con il tempo ha saputo coniugare grandi estensioni con alta qualità. Tra i prodotti del Delta, infatti, ce ne sono cinque che sono delle vere eccellenze a livello nazionale ed Europeo. L’Aglio Bianco Polesano e la Cozza di Scardovari sono prodotti a Denominazione di origine protetta (Dop); mentre vantano il marchio di Indicazione di origine protetta (Igp) l’insalata di Lusia, il Riso del Delta del Po e il Radicchio di Chioggia. Imperdibili anche il pesce azzurro di Pila, il Miele del Delta, asparagi, Meloni e patate Lisetta e il Salame realizzato con metodi tradizionali e suini allevati all’aperto, il ‘Porco del Parco’. Il sapiente mix di questi ingredienti a cui si aggiungono il pesce allevato in valle (orate, branzini, cefali, anguille) e i mitili coltivati nelle lagune (vongole, la cozza DOP di Scardovari e l’ostrica rosa) danno vita a una cucina semplice, ma raffinata, capace di soddisfare tutti i palati, senza perdere la sua autenticità e la sua ricchezza nutrizionale.
Per maggiori informazioni: www.parcodeltapo.org
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