Una studentessa italiana era rimasta bloccata in Spagna a causa delle restrizioni e delle limitazioni per il coronavirus. La giovane, in Erasmus a Bilbao, non riusciva a trovare un aereo per tornare a casa, in Veneto: difficile, se non impossibile, in questo periodo trovare voli e riuscire a muoversi. Ma a risolvere la situazione ci ha pensato un taxista che guidando per 3.700 chilometri tra andata e ritorno, ha portato, gratuitamente, a destinazione la ragazza.
Bloccata all'aeroporto Barajas di Madrid - La protagonista di questa avventura, che ha confermato l'accaduto e raccontato i dettagli del viaggio a TgCom24, è una giovane ragazza italiana, Giada Collalto, che da qualche mese studia all'Università di Bilbao grazie al programma Erasmus. Una volta scoppiata l'emergenza coronavirus, Giada aveva deciso di rimanere in Spagna per continuare a seguire le lezioni, visto che l'ateneo fino a metà marzo era rimasto aperto. Una volta che l'Università, a inizio aprile, ha comunicato che le lezioni e gli esami sarebbero proseguiti solamente online, Giada ha provato a capire, anche contattando l'ambasciata italiana in Spagna, se c'era un modo per rimpatriare.
Nessun volo diretto dalla Spagna all'Italia - Nessun volo diretto però: dalla Spagna è impossibile arrivare in Italia. La soluzione sembra però rappresentata da uno scalo a Parigi, per poi arrivare a Roma e volare infine a Venezia: questo doveva essere il programma di viaggio di Giada che l'8 aprile si è presentata all'aeroporto Barajas di Madrid senza che le fossero state segnalate particolari restrizioni o limitazioni.
Bagaglio imbarcato ma Giada resta a terra - A bagaglio già imbarcato, però, Giada non supera l'ultimo controllo: le viene infatti comunicato che la Francia non consente ai passeggeri in transito di rimanere per più di 12 ore (e lei sarebbe dovuta rimanere a Parigi 24 ore prima di ripartire alla volta di Roma). A nulla servono le spiegazioni e la motivazione del viaggio di ritono verso casa non basta. Giada resta a terra, a Madrid, con gli hotel chiusi e l'impossibilità, vista l'ora tarda, di riprendere un mezzo per Bilbao.
L'amico taxista - Fortuna e destino, o entrambe le cose, vogliono, però, che mentre Giada racconta a un amico spagnolo di essere bloccata nella capitale, quest'ultimo decida di avvertire un amico taxista, il quale si rende disponibile ad andare a recuperare la giovane italiana a Madrid per riportarla a Bilbao. Dove però, nel frattempo Giada non riesce a rientrare nell'appartamento in cui aveva vissuto fino a poco prima e di cui non aveva le chiavi. A ospitarla per la notte ci pensa allora Kepa Amantegi, il ragazzo che in taxi l'aveva già recuperata in aeroporto.
La partenza per l'Italia - E il mattino seguente ecco l'idea di riportarla in Italia in taxi. Kepa chiama la polizia basca e l'ambasciata per capire se sia possibile effettuare il viaggio e la risposta che riceve è che sì, compilando le dovute autocertificazioni in cui spiegano che Giada deve rientrare a casa e Kepa sta svolgendo il suo lavoro di taxista, il viaggio si può fare. Non senza il timore di essere fermati e bloccati, come racconta Giada, che spiega di aver realizzato il tutto solo una volta messo piede in Italia.
Nessun controllo alle frontiere - Dopo 12 ore di viaggio in auto e senza che nessuno li abbia mai fermati, nemmeno passando per due frontiere (dalla Spagna alla Francia e dalla Francia all'Italia), e nemmeno controllati, i due arrivato a Montebello verso le 9 di sera. Giada conferma che il ragazzo non ha voluto essere pagato: hanno "solo" diviso autostrada e benzina da Bilbao al Veneto ma, in sostanza, Kepa non ha guadagnato nulla dal servizio offerto col suo taxi, anzi.
Amici da ringraziare - "Non ti chiedo nulla in un momento per te di grande difficoltà", ha detto il taxista spagnolo rifiutando qualunque compenso. Ora Giada è a casa e il suo programma universitario che termina a giugno non prevede un ritorno a Bilbao. Dice però che, quando sarà possibile, a Bilbao ci tornerà eccome per salutare e ringraziare un paio di amici: quello che l'ha messa in contatto con Kepa e, ovviamente, lo stesso Kepa, il suo "risolutore" di problemi che in un momento di difficoltà, paura e incertezza si è reso protagonista di un gesto di grande umanità e solidarietà.