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Coronavirus, Rezza: "Due mesi dopo il Paese sta meglio, ma serve identificare subito i nuovi focolai"

L'epidemiologo invita cittadini e istituzioni a non abbassare la guardia perché "il Covid-19 continuerà a circolare"

"Due mesi dopo quel 20 febbraio, l'Italia sta decisamente meglio". Ora "è giusto voler tornare alla normalità, soprattutto per chi sta soffrendo economicamente. Però è anche giusto continuare a essere preoccupati". Lo ha affermato l'epidemiologo Gianni Rezza, che aggiunge: "D'ora in poi occorre agire sul territorio per identificare tempestivamente qualsiasi focolaio, perché il virus continuerà a circolare".

In un'intervista a Repubblica, Rezza ha spiegato che sono molti i fattori che indicano che la situazione nel nostro Paese è migliorata: "Lo dicono tutti gli indicatori: diminuiscono i nuovi casi, c'è meno pressione sugli ospedali e il famoso R0, l'indice di contagio, che nelle prime fasi dell'epidemia era superiore a 3 (ogni infetto contagiava in media più di tre persone) oggi è di poco inferiore a uno".

L'epidemiologo ha poi messo in luce un fattore che ha fatto sì che il coronavirus potesse circolare velocemente. "Sfortuna ha voluto che l' epidemia esplodesse nella fase di picco influenzale - ha detto -. Chi aveva il virus ma con sintomi lievi è stato scambiato per un malato d'influenza, solo i casi più gravi hanno fatto scattare l'allarme. Questo ritardo ha dato il tempo al Covid 19 di diffondersi. E poi nell' esito della battaglia ha contato l'impostazione dei Servizi sanitari nazionali, molti dei quali, anche a causa dei tagli alla sanità, erano impreparati".

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