Coronavirus, continuano a calare morti (433) e contagi (3.047)
In Italia si registra una flessione costante delle terapie intensive (-98), mentre ci sono 2.128 guariti in più. In Lombardia +163 morti, il numero più basso da una settimana
Coronavirus, ennesimo weekend di lockdown, tra controlli e sanificazioni
I numeri dell'epidemia di coronavirus in Italia indicano un calo che prosegue delle vittime: sono 433, il dato più basso da una settimana (il totale è di 23.660). In flessione costante anche le terapie intensive (-98), mentre ci sono 2.128 guariti in più. Nel trend anche i contagiati: sono 178.972, con un incremento rispetto a sabato di 3.047. Risalgono invece dopo molti giorni i ricoverati con sintomi, ma sono appena 26 in più, per un totale di oltre 25mila.
Sotto osservazione le regioni del Nord I numeri da tenere d'occhio sono soprattutto quelli della Lombardia e del Piemonte: la prima fa vedere qualche segnale positivo, con 163 vittime, il numero più basso da una settimana. I nuovi malati sono 302, mentre sabato il dato si era impennato a 761. Calano inoltre le terapie intensive (-25). Il Piemonte fa registrare 79 morti, in un tragico trend costante, e 247 nuovi malati. Il Veneto, invece, se da un lato ha altri 28 deceduti, dall'altro mostra un calo di 234 nuovi malati.
Ricciardi: "Troppo presto per la fase 2" "E' assolutamente troppo presto per iniziare la fase 2: i numeri, soprattutto in alcune Regioni, sono ancora pieni di una fase 1 che deve ancora finire. E' assolutamente importante non affrettare e continuare". E' il monito di Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute. "Stiamo predisponendo modelli che studiano quando presumibilmente ci sarà l'azzeramento dei contagi nelle prossime settimane o in certi casi nei prossimi mesi - ha aggiunto Ricciardi - e soltanto sulla base di quei numeri si potrà dare il via libera".
"Fare tamponi anche a chi ha sintomi lievi" La proposta avanzata da Ricciardi è che nella fase 2 dovrebbero essere eseguiti i tamponi anche a chi ha sintomi lievi, in modo da isolarli se positivi. In caso di positività, poi, i malati andrebbero "tracciati tecnologicamente in modo tale da risalire ai contatti in modo rapido". Intanto l'Oms prende le distanze da Ricciardi.
Nel mondo oltre 164mila vittime A livello mondiale, la pandemia di coronavirus ha causato 164.016 morti certificati, mentre i casi sono 2.363.210. Lo afferma il conteggio della France Press, che precisa sempre che si tratta di numeri ufficiali, e che le cifre reali potrebbero essere molto più alte, visto che diversi Paesi contano solo casi e vittime negli ospedali. Gli Stati che hanno registrato più morti nelle ultime 24 ore sono gli Usa (2.926) e la Gran Bretagna (596).
Le Regioni puntano ad avere più autonomia Tornando all'Italia, i dati raccontano una realtà della quale bisognerà tenere conto per ripartire. Per questo i presidenti di Regione puntano ad avere una maggiore autonomia oltre che una protezione dei confini con il divieto temporaneo di ingressi e partenze extraregionali, tutte richieste avanzate all'esecutivo. A spingere sull'autonomia anche il presidente della Liguria Giovanni Toti: "E' evidente che le esigenze sono diverse e diverse le specificità". Una via sembra segnarla il governatore della Puglia Michele Emiliano invocando "un decreto legge che 'copra' le scelte delle Regioni, almeno le macro-decisioni", così da poter allentare certe misure.
Si riaprirà in base al numero dei contagi regionali? Dal Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga dice ok a un coordinamento nazionale, "ma bisogna vedere anche le specificità dei territori e la diversa capacità di reazione". Sulla stessa linea il Veneto. Era stato proprio il capo della task force anti-coronavirus nominato da Zaia, Andrea Crisanti, autore della strategia efficace dei tamponi diffusi, a prospettare una riapertura in base ai contagi, "la Sardegna per prima e la Lombardia per ultima". Il Veneto ha fatto appena 10mila tamponi meno della Lombardia, ma ha meno di un decimo delle sue vittime.
Toscana, Rossi denuncia: "Prefetture riaprono imprese, è una contraddizione" Dalla Toscana il governatore Enrico Rossi denuncia che ci sono moltissime aziende che riaprono con una semplice comunicazione alla prefetture. "Decidere quando riaprire le imprese spetta al governo che dice che non è ora. Benissimo. Ma c'è una grande contraddizione con il fatto che con una semplice comunicazione alle prefetture stanno riaprendo centinaia di migliaia di aziende senza protocolli per la sicurezza, che solo in pochi casi sono stati elaborati. Non è corretto dire in un modo e poi lasciare che avvenga in un altro", scrive su Facebook il presidente della Regione Toscana.
Importante sarà evitare gli orari di punta Il faro per le riaperture resta la tenuta dei presidi sanitari. La priorità, sottolinea il premier Giuseppe Conte, è "implementare i Covid hospital, l'assistenza territoriale" e accelerare sull'App per tracciare i contagiati. L'altro grande problema è quello dei trasporti: si studiano numeri limitati, posti distanziati, obbligo di mascherine, misurazione della febbre in metropolitana, e anche orari degli uffici prolungati, per evitare l'ora di punta. Ma poiché potrebbe non bastare, sarà ancora più incentivato l'uso dello smart working.
Ipotesi fasce d'età per la ripresa degli spostamenti La ripartenza, attualmente fissata per il 4 maggio, dovrebbe riguardare tutte le attività produttive, con l'eccezione almeno all'inizio di bar, ristoranti, negozi di parrucchiere e ovviamente discoteche, teatri, cinema. Anche per gli spostamenti individuali la fine del lockdown sarà più lenta. E potrebbe essere per fasce d'età, con maggiori cautele per le persone più anziane.
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