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Petrolio, ecco perché le quotazioni sono negative e i tagli Opec+ non bastano a far ripartire i prezzi

Ci sarà un taglio alla produzione a maggio e giugno, ma la quantità di greggio sul mercato è ancora eccessiva rispetto alla domanda

Istockphoto

I Paesi membri dell’Opec+ hanno raggiunto un accordo storico per diminuire la produzione di petrolio di 9,7 milioni di barili al giorno a maggio e giugno. Si tratta di una decisione presa per venire incontro al calo della domanda causata dalla pandemia del coronavirus e dalle misure restrittive adottate in tutto il mondo: nessuno si sposta e consuma carburante, i prezzi precipitano. A inizio gennaio le quotazioni del Wti , il greggio texano, erano di 61 dollari il barile, di 18 dollari il 17 di aprile. Il Brent, invece, viene scambiato oggi a 25 dollari il barile, mentre a inizio anno costava quasi 70 dollari. Nella giornata del 20 aprile il tracollo senza precedenti dell greggio americano immediatamente disponibile, quello con consegna a maggio: il prezzo è sceso addirittura sottozero, andando -37,63 dollari, (-305% da inizio seduta). A dare una prima spiegazione è l'Agenzia internazionale dell'energia che ha lanciato l’allarme sugli impianti di stoccaggio al collasso: il prezzo crolla perché non si sa più dove mettere il petrolio che non consumiamo causa lockdown. Ad esacerbare i ribassi c'è poi la scadenza dei contratti a maggio (che dal 21 aprile tutti gli operatori abbandoneranno in favore di quello con consegna a giugno che ha contenuto il calo a 16,30% a 20,95 dollari a barile, il cosiddetto swap)  e un accordo, quello tra i vertici di produttori, che ancora non convince del tutto.

La guerra a distanza tra Mosca e Riad - In questi giorni Russia e Arabia Saudita stanno avviando un dialogo sulla riduzione della produzione  dopo avere innescato una vera e propria guerra del petrolio, all'inizio del mese di marzo: Mosca infatti non aveva voluto aderire alla decisione dell'Opec di contenere i volumi di produzione (forse per penalizzare la produzione Usa in risposta alle sanzioni americane contro il  gasdotto russo-tedesco  Nord Stream 2) e, per ritorsione, l'Arabia Saudita aveva riversato sul mercato tutte le scorte a disposizione, provocando in modo unilaterale un crollo dei prezzi.

Dopo l'intervento della Casa Bianca nella schermaglia tra Riad e Mosca, i tagli dovrebbero esserci davvero. La più forte contrazione della domanda dovrebbe arrivare ad aprile, tra divieti di viaggio e blocchi volti a prevenire la diffusione del virus. Nel suo rapporto mensile, l'Opec calcola che la domanda mondiale di greggio diminuirà di 10 milioni di barili al giorno - circa un quinto - ad aprile, provocando così un rialzo dei prezzi. Ma ora è da capire se queste misure basteranno a invertire il trend ribassista e far risalire le quotazioni.

Poi fino a dicembre il taglio sarà di 7,7 milioni di barili al giorno e infine 5,8 milioni di barili fino all’aprile del 2022. Per gli analisti di Goldman Sachs l’accordo risulta ancora insufficiente per controbilanciare il calo della domanda causato dal Coronavirus. "Il mercato petrolifero sta attualmente subendo un brusco shock storico, estremo e su scala globale", ha dichiarato un portavoce dell’Opec.

Il quadro mondiale - Secondo i dati forniti dall' Eia (Us Energy Information Administration) Stati Uniti, Arabia Saudita e Russia sono i principali produttori al mondo, mettendo sul mercato il 41% del petrolio totale, con quote rispettivamente del 18%, 12% e 11%. Seguono Canada, Cina e Iraq, Iran, Emirati arabi uniti, Brasile e Kuwait.

Cosa è l’Opec - L' Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio, meglio conosciuta come Opec, è un'organizzazione internazionale formata da tredici Paesi (Algeria, Angola, Arabia Saudita, Congo, Emirati Arabi Uniti, Gabon, Guinea equatoriale, Iran, Iraq, Kuwait, Libia, Nigeria e Venezuela). Il suo lavoro è quello di "coordinare e unificare le politiche petrolifere" dei suoi membri, di assicurare la stabilizzazione dei mercati petroliferi al fine di garantire una fornitura efficiente, economica e regolare di petrolio ai consumatori, regolamentando i prezzi e le concessioni di petrolio. A oggi l’Opec detiene all'incirca i 2/3 delle riserve mondiali di petrolio, ovvero il 78% delle riserve accertate.

L'allargamento dell'Opec - L'Opec è stata fondata nel 1960 quando il mercato petrolifero internazionale era in gran parte dominato da compagnie multinazionali fin dagli anni ’20, conosciute come le "sette sorelle", termine coniato dall’italiano Enrico Mattei, presidente dell’Agip. La formazione dell'Opec rappresentò una svolta nel controllo statale sulle risorse naturali e fece in modo che le compagnie petrolifere non potessero tagliare unilateralmente i prezzi. Inizialmente l’Opec consisteva di soli cinque paesi membri (Iran, Iraq, Kuwait, Arabia Saudita e Venezuela). Attualmente si parla  di  Opec+ per far riferimento a una sua versione allargata che include il paese capofila dei paesi Opec, la Russia.  Dal 1965, la sede è a Vienna, in Austria. 

Articolo realizzato in collaborazione con il master biennale in giornalismo della IULM, contenuto a cura di Francesco Li Volti

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