Le attività sospese per il lockdown causato dal coronavirus riguardano 2,1 milioni di imprese (poco meno del 48% del totale), che impiegano 7,1 milioni di addetti. Lo rende noto l'Istat. Sulla base dei dati riferiti al 2017, queste imprese generano 1.334 miliardi di euro di fatturato e 309 miliardi di valore aggiunto. I provvedimenti di chiusura hanno riguardato soprattutto l'industria con quasi due terzi delle imprese che hanno sospeso l'attività.
"Con riferimento ai principali macro-settori economici, - sottolinea l'Istat - i provvedimenti di chiusura hanno riguardato in maniera più pervasiva l'industria: quasi i due terzi delle imprese che rappresentano il 46,8 per cento del fatturato e il 53,2 per cento del valore aggiunto del macro-settore, hanno dovuto sospendere la propria attività".
Nel terziario, invece, "l'incidenza delle imprese che operano in comparti la cui attività è interrotta è del 43,8%, il 37,2% in termini di fatturato e il 29,9% in termini di valore aggiunto".
La sospensione, si fa notare, "incide in misura maggiore nel comparto industriale anche dal punto di vista occupazionale: il 59,3% degli addetti del settore afferiscono ad attività sospese, contro il 35,2% riscontrato nei servizi". Inoltre, i settori al momento sospesi "rappresentano il 63,9% delle esportazioni di beni e realizzano all'estero il 20,4% del fatturato".
Il lockdown ha inciso in particolar modo nel nord-est (dove il 50,1% dell`occupazione afferisce ad attività sospese) e nel nord-ovest (43,3%), mentre la quota è via via inferiore nel centro (41,3%), nel sud (41,1%) e nelle isole (33,6%).