Uno dei personaggi videoludici più rappresentativi di sempre, almeno per quanto riguarda i giochi di ruolo di stampo nipponico, è di sicuro Cloud Strife, protagonista di Final Fantasy VII, di recente tornato alla ribalta con un attesissimo remake. Si tratta di una figura strana, a dire il vero, di cui è difficile parlare: all’apparenza piuttosto semplice, forse fin troppo incastonato in un cliché da eroe tenebroso, nasconde aspetti tutt’altro che banali – specialmente per un protagonista nato più di vent’anni fa.
Il problema è che buona parte della sua storia è tornata a essere passibile di allerta spoiler, data l’uscita freschissima del primo capitolo della nuova rilettura di questa famosa storia. Allora che si fa? Cerchiamo di capire com’è nato Cloud, e come mai dal 1997 a oggi non abbiamo mai smesso di parlarne, cercando però di non rivelare nulla di compromettente a quanti fossero ancora all’oscuro della trama originale.
Per l’approdo sulla prima PlayStation, dopo una vita passata a casa Nintendo, la serie di Final Fantasy aveva bisogno di cambiare qualcosa – anche e soprattutto in confronto a Final Fantasy VI, che già era stato in molti sensi un capitolo di svolta forte. Così, mentre il sesto episodio aveva messo in scena una storia corale, il settimo scelse di accentrare tutto su una figura centrale. Una figura allo stesso tempo forte e fragile: Cloud è un ex membro del gruppo militare speciale dei SOLDIER, un vero super-soldato. Coinvolto, grazie (o a causa?) dalla sua amica d’infanzia Tifa nelle imprese del gruppo di ecoterroristi Avalanche, si ritrova ben presto faccia a faccia con i suoi vecchi datori di lavoro: Shinra, una corporazione senza scrupoli.
Cloud non ha la stoffa dell’eroe. Viene trascinato in mezzo a una guerra: non si schiera in nome di un ideale, né tantomeno possiede una morale ineccepibile. Tutt’altro: egoista, quasi superbo, a volte persino infantile – specialmente quando reagisce alle provocazioni. Il padre del personaggio, Tetsuya Nomura, ha lavorato a lungo sul personalità e sulle origini di questo soldato dai capelli biondi; ne è rimasto in seguito legato, tanto da occuparsi a più riprese e in modi differenti delle sue versioni più recenti, fino a diventare il director di Final Fantasy VII Remake. L’attaccamento verso il suo pupillo è comprensibile: Cloud è stato, a suo tempo, uno dei personaggi più maturi e profondi mai visti in un videogioco.
A livello di gameplay, Cloud è un eroe senza classe né professioni. Anche nel Remake appare chiaro, fin da subito, che il suo curriculum da ex-SOLDIER lo rende in media migliore di qualsiasi altro essere umano. Fastidiosamente migliore, a tratti, quasi perfetto. Questo aspetto è fortunatamente controbilanciato dai suoi lati oscuri a livello caratteriale – in caso contrario, sarebbe stato molto più difficile, per così tanti videogiocatori, affezionarsi a lui. Nonostante questi problemi, tra i quali una già citata mancanza di maturità (sotto certi aspetti), Cloud è rimasto celebre negli annali videoludici come (più o meno involontario) rubacuori, ritrovandosi al centro di uno strano triangolo amoroso con Aerith e Tifa.
Il successo riscosso dal gioco originale ha reso Cloud una guest-star molto richiesta. Lo abbiamo trovato in altri videogiochi, come in Kingdom Hearts (in una versione più cupa, con un design che attingeva da un altro personaggio del settimo Final Fantasy, Vincent Valentine), oppure a menare fendenti in Dissidia Final Fantasy, in Ehrgeiz e, più tardi, in Super Smash Bros. per 3DS e WiiU e nel suo seguito, Ultimate. Una sua versione più matura, segnata dagli eventi di FFVII la troviamo nel film in computer grafica Advent Children, seguito non interattivo del videogioco di Squaresoft (poi Square Enix), così come nell’OAV Last Order: Final Fantasy VII.
Final Fantasy VII Remake rappresenta un’occasione unica, per i fan del capitolo originale, anche (e forse soprattutto) perché permette di osservare da più angolazioni il personaggio di Nomura, approfondendone aspetti vecchi per poi sommare di nuovi. Questa nuova rilettura è solo agli inizi e al momento non sappiamo con precisione quanto si estenderà – né quanto, di conseguenza, la fama del nostro amato ex-SOLDIER riuscirà a contagiare le nuove generazioni di videogiocatori.