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Coronavirus, nonno si toglie la vita: "Non posso vedere il mio nipotino"

Quello dell'anziano savonese purtroppo sembra non essere un caso isolato. Le forze dell'ordine parlano di un'escalation atti autolesionistici compiuti da persone di età compresa tra 75 e 80 anni

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"Non riesco a vedere il mio nipotino. Non ha più senso vivere così". In queste poche parole, scritte su un biglietto, è racchiuso l'addio di un anziano savonese, che dopo tanti giorni di quarantena per l'emergenza coronavirus si è ucciso buttandosi da una finestra. Un gesto estremo purtroppo non isolato. Nei giorni scorsi altri due anziani savonesi si sono tolti la vita, pare fiaccati dall'obbligo di restare chiusi in casa.

"Non bisogna sentirsi soli, è una fase passeggera che verrà superata", ha affermato al Secolo XIX Carlo Vittorio Valenti, direttore del Dipartimento di Salute mentale e dipendenze dell'Asl 2 di Savona. "Può accadere di sentirsi demoralizzati in questa situazione. Gli anziani non possono vedere figli e nipoti, ma torneranno a farlo. I centri di salute mentale sono sempre aperti e, se la situazione è grave, gli operatori possono anche andare a casa".

Le statistiche delle forze dell’ordine parlano di atti autolesionistici messi in atto soprattutto da uomini di età compresa fra i 75 e gli 80 anni, senza particolari patologie pregresse e nella maggior parte dei casi sposati. Una piaga che interessa non solo il Savonese e la Liguria, ma anche il resto d'Italia.

A fine marzo, a Cremona,un 73enne positivo al coronavirus si era ucciso gettandosi dal settimo piano dell'ospedale. Un gesto estremo compiuto probabilmente per l'angoscia di aver infettato qualche famigliare. Un altro anziano si era invece lanciato nel vuoto a Monselice (Padova) dalla finestra di una casa di riposo in cui si erano registrati vari decessi a causa del virus. Negli stessi giorni, un uomo di 70 anni è precipitato dal quarto piano di un palazzo a Salerno. Pochi giorni prima era toccata la stessa sorte a una donna di 52 anni, madre di due figli. Il tutto, si pensa, a causa delle pressioni psicologiche legate alla quarantena.

Coronavirus, la chiesa di Seriate piena di bare | Il parroco: "Viene da chiedersi dov'è Dio"

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La chiesa di San Giuseppe, a Seriate (Bergamo), è piena di bare di persone morte in seguito all'epidemia di coronavirus. Il parroco Don Mario: "Viene da chiedersi dov'è Dio". Le salme destinate alla cremazione vengono poi trasferite fuori regione dall'esercito, mentre saranno i carabinieri a consegnare le ceneri ai familiari.

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