Il Papa: "I discorsi populisti di oggi in Europa ricordano Hitler nel 1933"
In un'intervista pubblicata su Civiltà Cattolica, Bergoglio fa riferimento a "decisioni politiche di tipo selettivo" di alcuni politici e sul ruolo della Chiesa nella pandemia avverte: "Stare vicini al popolo di Dio"
"Oggi, in Europa, quando si cominciano a sentire discorsi populisti o decisioni politiche di tipo selettivo non è difficile ricordare i discorsi di Hitler nel 1933, più o meno gli stessi che qualche politico fa oggi". Lo ha detto Papa Francesco in una intervista rilasciata allo scrittore e giornalista britannico Austen Ivereigh tradotta da "La Civiltà Cattolica'" "Questo è un tempo di coerenza. O siamo coerenti o perdiamo tutto", ha aggiunto il Papa.
"Basta con la cultura dello scarto" - Il Santo Padre ha poi auspicato che, nel momento in cui finirà il tempo dell'emergenza da coronavirus, il mondo riesca a evitare di ricadere nella "cultura dello scarto". "Alcuni governi - ha infatti spiegato Francesco - hanno preso misure esemplari, con priorità ben definite, per difendere la popolazione. Ma ci stiamo rendendo conto che tutto il nostro pensiero, ci piaccia o non ci piaccia, è strutturato attorno all'economia. Si direbbe che nel mondo finanziario sacrificare sia normale. Una politica della cultura dello scarto. Da cima a fondo".
"I medici e gli infermieri sono i santi della porta accanto" - "Penso ai santi della porta accanto in questo momento difficile - ha poi aggiunto Bergoglio -. Sono eroi! Medici, volontari, religiose, sacerdoti, operatori che svolgono i loro doveri affinché questa società funzioni. Quanti medici e infermieri sono morti! Quanti sacerdoti sono morti! Quante religiose sono morte! In servizio, servendo. Mi viene in mente una frase nei 'Promessi sposi', del sarto, a mio giudizio un personaggio tra i più semplici e i più coerenti. Diceva 'Non ho mai trovato che il Signore abbia cominciato un miracolo senza finirlo bene'. Se riconosciamo questo miracolo dei santi accanto a noi, di questi uomini e donne eroici, se sappiamo seguirne le orme, questo miracolo finirà bene, sarà per il bene di tutti. Dio non lascia le cose a metà strada. Siamo noi che le lasciamo e ce ne andiamo".
"I pastori della Chiesa stiano vicino al popolo di Dio" - Papa Francesco ha poi ricordato l'importante ruolo dei pastori della Chiesa in questo momento di pandemia e ha affermato: "Il cardinale Federigo è un vero eroe di quella peste a Milano. In un capitolo, tuttavia, si dice che passava salutando la gente, ma chiuso nella lettiga, forse da dietro il finestrino, per proteggersi. Il popolo non ci era rimasto bene. Il popolo di Dio ha bisogno che il pastore gli stia accanto, che non si protegga troppo. Oggi il popolo di Dio ha bisogno di avere il pastore molto vicino, con l'abnegazione di quei cappuccini, che facevano così". E il riferimento è ancora una volta ai "Promessi sposi".
"Orizzonti nuovi anche restando a casa" - Il Santo Padre ha poi continuato: "La creatività del cristiano deve manifestarsi nell'aprire orizzonti nuovi, nell'aprire finestre, nell'aprire trascendenza verso Dio e verso gli uomini, e deve ridimensionarsi in casa. Non è facile stare chiusi in casa. Mi viene in mente un verso dell'Eneide che, nel contesto della sconfitta, dà il consiglio di non abbassare le braccia. Preparatevi a tempi migliori, perché in quel momento questo ci aiuterà a ricordare le cose che sono successe ora. Abbiate cura di voi per un futuro che verrà. E quanto questo futuro verrà, vi farà bene ricordare ciò che è accaduto".
E infine, un'esortazione a tutte le famiglie: "Avere cura dell'ora, ma per il domani. Tutto questo con creatività. Una creatività semplice, che tutti i giorni inventa qualcosa. In famiglia non è difficile scoprirla. Ma non bisogna fuggire, cercare evasioni alienanti, che in questo momento non sono utili".