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Coronavirus, ecco tutte le misure d'emergenza finora adottate per fermare il contagio dell'economia

Diversi gli importi stanziati, ma uguali gli obiettivi: la tutela dei posti di lavoro, gli aiuti alle imprese e il sostegno alle famiglie

Istockphoto

La crisi economica causata dalla pandemia di Covid19 colpirà soprattutto l’Europa. Secondo le prime  stime, la perdita di Pil dell’Unione Europea potrebbe avvicinarsi al 10% e addirittura superare questo tetto per i Paesi più colpiti dall’epidemia. Per limitare l'impatto della recessione ed evitare che lo shock momentaneo diventi permanente, i diversi governi nazionali e alcune istituzioni economiche hanno varato piani straordinari a sostegno di lavoro e famiglie. Le a bbiamo sintetizzate in questo articolo, provando così a rispondere alla richiesta di una nostra lettrice Susanna Carretta che ci ha scritto da Biella chiedendoci di realizzare una News on demand: "Continuano ad annunciare miliardi a destra e sinistra... Questo denaro come verrà distribuito e come arriverà alle aziende che ne hanno fatto richiesta? I soldi stanziati dall'Italia sembrano spiccioli rispetto a quanto fatto da Germania e Stati Uniti. È davvero così?"

Le linee comuni
Le misure adottate dai principali Paesi sono abbastanza simili e in linea di massima si concentrano su tre aspetti: i posti di lavoro, il credito alle imprese e le  famiglie. A variare è semmai l’estensione degli interventi: tanto dipende dalle possibilità di ogni singola nazione. La Germania sarà la nazione che metterà in campo più risorse per fronteggiare le conseguenze economiche della pandemia viste anche le maggiori disponibilità di cassa. Seguono Francia e Italia con una spesa pari al 25 e al 20 percento del Pil. 

Banca centrale europea - Quantitative easing per oltre 1.000 miliardi di euro
La Bce non ha ridotto i suoi tassi (già a zero o negativi). Ha però assicurato alle banche oltre 100 miliardi di euro di liquidità e un piano di emergenza di 750 miliardi di euro per l’acquisto di titoli di debito pubblico e privato dei Paesi dell’Eurozona. Con questa decisione, la Bce spera di riuscire a stabilizzare i mercati e abbassare lo spread e cioè la differenza di rendimenti di interesse tra i titoli di Stato. Il programma “Pandemic Emergency Purchase Program” proseguirà almeno fino alla fine del 2020 e ha l’obiettivo di consentire agli Stati di spendere tutte le loro risorse per fronteggiare l’emergenza sanitaria. Il programma includerà i 120 miliardi annunciati il 12 marzo e il rinnovo dei 2.800 miliardi di euro di titoli già acquistati durante le iniziative portate avanti dall’ex presidente Mario Draghi. Nel descrivere il nuovo programma, la Bce ha annunciato di essere pronta a superare i limiti che si autoimposta per aiutare i Paesi in difficoltà. Rimuoverli consentirebbe di superare il 33% di acquisti su ciascuna emissione e la clausola che prevede acquisti per ciascun Paese proporzionati alla quota nel capitale della Bce.

Unione europea - Un pacchetto da 1.000 miliardi di euro 
La prima misura annunciata dalla Commissione europea è stata un meccanismo per rimpolpare la cassa integrazione dei 27 Paesi denominato  Sure, per complessivi  100 miliardi, partendo da 25 miliardi di euro di garanzie comuni grazie alle quali la Commissione emetterà bond. Un travagliato Eurogruppo ha deciso di attingere questi 25 miliardi dal bilancio comunitario e altri stanziamenti ingenti per sostenere l'Unione. In particolare i ministri delle finanze dell'Europa hanno deciso di attingere  240 miliardi di euro dal cosiddetto fondo salva-stati (noto anche come Mes), reso ora accessibile agli stati membri a condizioni più favorevoli di quelle previste attualmente; hanno varato un fondo speciale della Bei (la Banca europea degli investimenti) da 200 miliardi di euro, e un  piano per la ripresa che avrà un valore al momento indicativo di circa 500 miliardi. 

Italia - Un totale di 750 miliardi di euro
Il nostro Paese è stato il primo a essere colpito dall’epidemia nell’Eurozona. La cura economica per la crisi imposta dal lockdown si è articolata in due step, il decreto Cura Italia e il decreto liquidità, per un totale di 750 miliardi di euro.

Le misure previste dal decreto Cura Italia sono l’istituzione di una cassa integrazione straordinaria, richiedibile dalle aziende presentando la domanda per l’apertura della procedura con causale “Covid19”. Le imprese che non potranno ottenere la cassa integrazione ordinaria, potranno richiederla in deroga. Lo Stato pagherà parzialmente gli stipendi dei dipendenti. Alle banche sono stati forniti 300- 350 miliardi di garanzie pubbliche per i prestiti alle imprese. Ogni azienda potrà ricevere fino a 5 milioni di euro in garanzie del Fondo di garanzie per piccole e medie imprese. Come terza misura, i lavoratori autonomi, le partite Iva, i collaboratori Co.Co.Co,, i lavoratori agricoli, gli stagionali del settore turistico e coloro che operano nel settore dello spettacolo avranno diritto a un’indennità di 600 euro per il mese di marzo. Se la quarantena sarà ancora prorogata, sarà erogato un secondo assegno anche per il mese di aprile. È l’Inps a fornire e regolamentare questo genere di aiuti. In totale il governo garantisce una spesa di 25 miliardi di euro: 3 miliardi per rafforzare il sistema sanitario e la protezione civile, i restanti destinati agli interventi economici.

Il  decreto imprese (noto anche come decreto liquidità) promette ( qui il testo ufficiale) 400 miliardi di euro per grandi e piccole imprese e tutte le attività costrette a chiudere per contenere l'epidemia da Coronavirus: il governo mette in campo una nuova serie di misure che vanno dall'estensione delle garanzie per garantire denaro immediato alle aziende ma anche ai negozi, ai professionisti e a tutte le partite Iva, fino al nuovo stop delle scadenze fiscali per sostenere il tessuto produttivo. E per difendere il made in Italy da eventuali mire straniere estende la protezione del Golden power.

Germania - Un totale di 1.040 miliardi di euro
Il governo tedesco ha intenzione di spendere in deficit circa il 10 percento del Pil del 2020. Il piano approvato prevede una spesa di 156 miliardi di euro, di cui 55 saranno destinate a spese impreviste dei prossimi mesi. Altri 50 miliardi di euro saranno impiegati in prestiti per lavoratori autonomi e imprese con almeno 10 dipendenti che non riescono più ad ottenere soldi dal sistema bancario. L’equivalente tedesco della cassa integrazione sarà ampliato grazie a 10 miliardi di euro dello stanziamento. Per le misure sanitarie di emergenza il governo prevede una spesa di 3,5 miliardi con l’acquisto di dispositivi di protezione personale e macchinari utili alle terapie intensive. Sul piatto ci sono poi altri 820 miliardi di euro per le imprese che chiederanno prestiti, il doppio di quanto liberato dal governo italiano con il decreto liquidità. In totale quindi sono mobilitati da Berlino più di 1.000 miliardi.

Francia - Un totale di 347 miliardi di euro
Il governo francese ha previsto aiuti molto simili a quelli del decreto Cura Italia. Il tutto a breve distanza rispetto a quanto deciso dal governo italiano. La spesa prevista da Parigi sarà pari a 45 miliardi di euro, destinati in gran parte a imprese e lavoratori. Sarà introdotto un sistema simile alla cassa integrazione italiana. Per il momento, le aziende devono continuare a versare circa il 70 per cento degli stipendi con la previsione di un rimborso in un secondo momento. Altri due miliardi di euro saranno spesi per rendere più forte il sistema sanitario mentre 300 miliardi saranno stanziati in diverse forme di garanzie statali per i prestiti chiesti dalle imprese in difficoltà.

Regno Unito - Tra 350 e 400 miliardi di sterline
Il Governo britannico ha cambiato diverse volte idea sull’emergenza Coronavirus: dapprima contrario al lockdown del Paese, poi è corso ai ripari per evitare il collasso del sistema sanitario. Ora ha annunciato manovre simili a quelle dell’Unione Europea. Tuttavia, l’impatto delle misure è stato stimato dagli esperti perché il governo non ha fornito dettagli e cifre ufficiali. Gli interventi già annunciati prevedono una spesa di circa 34 miliardi di euro di cui la maggior parte, secondo Financial Times, dovrebbe essere destinata al finanziamento di un sistema simile alla nostra cassa integrazione che dovrebbe garantire il rimborso pubblico dell’80 per cento degli stipendi ai lavoratori che rimarranno a casa. Circa 5,6 miliardi di euro saranno impiegati in nuovi finanziamenti per il servizio sanitario nazionale e 375 miliardi saranno gettati in garanzie sui prestiti per le aziende.

La Banca d’Inghilterra ha poi annunciato una riduzione dei tassi di interesse che andrà dallo 0,75% allo 0,25%. Ha inoltre ridotto quello principale allo 0,1% e aumentato di 200 miliardi di sterline le partecipazioni in titoli di Stato. A queste si sono aggiunti 645 miliardi di sterline in obbligazioni societarie.

Spagna - Un totale di 117 miliardi di euro
È il Paese più piccolo dal punto di vista economico tra quelli europei. Per il momento, però, è anche uno dei più colpiti dall’emergenza Coronavirus. Rischia di pagare enormi conseguenze a lungo termine per quanto riguarda le aziende. La sua economia si basa principalmente sul turismo che vedrà un periodo di lunghe interruzioni purtroppo inevitabili. Il governo spagnolo ha annunciato una spesa complessiva di 17 miliardi di euro, la cifra più bassa tra quelle annunciate nell’Eurozona. Di questi, 3,8 miliardi saranno spesi per il sistema sanitario nazionale e per quello delle regioni autonome. Circa un miliardo di euro è garantito ai governi regionali per spese discrezionali utili a combattere la crisi. Una cifra ancora non chiara sarà alla base dell’equivalente spagnolo della cassa integrazione e per finanziare un assegno destinato ai lavoratori autonomi. Il governo ha inoltre annunciato circa 100 miliardi di euro di garanzie in varie forme per le imprese in difficoltà.

Stati Uniti - Un totale di 2.000 miliardi di dollari più Quantitative easing illimitato
Il Paese di Donald Trump ha previsto un sistema di finanziamento del credito a breve termine utilizzato anche per ammorbidire la crisi dei mutui del 2008. La spesa degli Usa potrebbe raggiungere 2mila miliardi di dollari circa. L'intesa prevederebbe pagamenti diretti agli americani da almeno 1.200 dollari, ma anche lo stanziamento di 65 miliardi di dollari per le compagnie aeree.

La Federal Reserve ha poi assicurato una serie di agevolazioni creditizie a sostegno delle imprese e delle famiglie. Ha adottato diverse misure utilizzate durante la crisi dei mutui del 2008, tra queste: il sistema di finanziamento del credito a breve termine e la riduzione a zero del suo tasso di riferimento. Ha, infatti, tagliato i tassi di interesse allo 0-0,25% e ha deciso di acquistare titoli di Stato e obbligazioni garantite dai mutui per sostenere l’economia senza indicare un tetto massimo di investimento, varando quindi un quantitative easing pressocché illimitato.

Cina - Misure nazionali e locali
Nel primo Paese colpito dall’epidemia, la Banca centrale ha concesso la proroga o il rinnovo dei prestiti alle imprese e ha annunciato la riduzione del coefficiente di riserva obbligatoria delle banche, liberando 550 miliardi di yuan. Ha inoltre iniettato circa 100 miliardi di euro nell’economia. Altre misure sono state adottate dalle amministrazioni provinciali.

Giappone - Subito 1.000 miliardi 
La Bank of Japan ha rafforzato la sua politica di acquisto. Considerata la negatività del suo tasso di deposito bancario, ha deciso di non variarlo. Ha però innalzato gli obiettivi annuali per alcuni dei suoi acquisti con l’obiettivo di stabilizzare i mercati finanziari. Il governo di Shinzo Abe ha approvato un piano di stimoli pari a quasi 1.000 miliardi di euro.

Fondo Monetario Internazionale - Per i più deboli 50 miliardi di euro
L' Fmi sin dall’inizio ha subito pensato al post crisi sanitaria. Nelle ultime settimane ha, infatti, invitato gli Stati – una volta superata l’emergenza – ad attuare un pacchetto di misure che possano stimolare la crescita potenziale e migliorare la capacità di recupero. All’appello si è poi aggiunto un aiuto concreto: l’Fmi ha stanziato 50 miliardi di euro per aiutare i Paesi economicamente più deboli.

Articolo realizzato in collaborazione con il master biennale in giornalismo della IULM, contenuto a cura di Gabriella Mazzeo e Ilaria Quattrone.

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