In Italia, come nella maggioranza dei Paesi europei e del mondo, i governi hanno imposto misure restrittive alla popolazione per contenere la diffusione del coronavirus. Ma alcuni Stati fanno eccezione. E se in Svizzera le attività sono chiuse ma i cittadini non sono obbligati alla quarantena, in Svezia lo Stato ha deciso di non imporre il lockdown: dunque tutto aperto, la vita prosegue normalmente e ci si affida al buon senso delle persone.
La Svezia - Il governo svedese ha deciso di affrontare l'emergenza sanitaria, scoppiata in Cina ma ormai diventata mondiale, in modo opposto rispetto agli altri Paesi. Stoccolma non ha infatti imposto la quarantena alla popolazione e non ha chiuso nessuna attività: bar, ristoranti, negozi, scuole e uffici sono aperti e, al momento, i casi di Covid-19 sono quasi 5mila e i decessi poco più di 200. La strategia si basa sulla fiducia. Le autorità ritengono che le imposizioni non funzionino sulla popolazione svedese, ma sono certi del fatto che, se consigliati dagli esperti, i cittadini evitino comportamenti rischiosi,
Nello specifico è l'epidemiologo di Stato, Anders Tegnell, a parlare con i cittadini e a spiegare loro come evitare di contrarre il coronavirus, Inoltre, in Svezia bisogna tenere conto delle caratteristiche della società: la maggior parte dei cittadini vive da solo e gli usi del posto non prevedono baci e abbracci nel salutarsi, come invece avviene ad esempio in Italia e Spagna. La strategia adottata non incontra però il parere positivo di tutti. Tant'è vero che nell'area fieristica di Stoccolma è in corso la costruzione di un ospedale non diverso da quello costruito in pochi giorni alla Fiera di Milano.
La Svizzera Simile, ma a tratti diversa, è la gestione dell'emergenza in Svizzera. In relazione alla popolazione, il numero di contagi nel Paese elvetico è piuttosto elevato: al momento si contano quasi 19mila positivi e poco più di 500 morti. Il governo di Berna ha sì chiuso le attività non essenziali, come bar e ristoranti, ma non ha imposto alla popolazione di rimanere in casa, tranne in alcuni cantoni dove gli over-65, quindi soggetti più a rischio, sono costretti alla quarantena.
E se nella notte tra l’8 e il 9 marzo sono stati chiusi i confini nazionali, il ministro degli esteri Ignazio Cassis ha chiesto e ottenuto che i frontalieri provenienti dalla Lombardia, regione che in Italia conta il maggior numero di casi, potessero entrare nel Paese per evitare una crisi economica.