UN ALTRO GIORNO TRAGICO

Coronavirus in Italia, altri 889 morti: superati i 10mila decessi | Ma ci sono numeri positivi: meno contagi e molti guariti

La protezione civile: "Senza le misure di contenimento sarebbe stata una situazione insostenibile". Drammatici i numeri delle vittime registrate nelle case di riposo

Superate le diecimila vittime in Italia per il coronavirus secondo l'ultimo bilancio reso noto dalla Protezione civile. L'aumento rispetto a venerdì è di 889 morti (contro i 969 del giorno prima). Frena l'ascesa dei contagi (3.651 contro 4.401) e salgono i guariti: sono 12.384, 1.434 in più. In totale sono 70.065 i malati. Il numero complessivo dei contagiati ha raggiunto i 92.472. Borelli: senza misure di contenimento "sarebbe stata una situazione insostenibile". Drammatici i numeri delle vittime nelle case di riposo: oltre 600 morti nella Bergamasca.

E' un'altra giornata con dati sull'epidemia Covid-19 chiaroscuri ma con qualche segnale di ottimismo. Sembrerebbe confermarsi un rallentamento dei contagi ma è ancora troppo presto per poter essere certi che si tratti di un trend consolidato ed è, dunque, necessario aspettare almeno fino alla prossima settimana per capire se il cauto ottimismo possa lasciare il posto ad una più concreta speranza. I prossimi saranno quindi ancora dei giorni cruciali e gli epidemiologi invitano alla massima cautela.

I numeri assoluti, comunicati dal commissario Angelo Borrelli nella conferenza stampa alla Protezione civile, restano però alti: 70.065 i positivi, con un aumento di 3.651 rispetto a venerdì ma in calo rispetto ai 4.401 casi di giovedì. I decessi sono invece 889 - anch'essi in calo rispetto ai 969 del giorno prima - ed hanno superato quota 10mila dall'inizio dell'epidemia. I guariti sono 1.434 in più di venerdì. Del fatto che le misure stiano dando i primi effetti è certo il direttore del dipartimento Malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità Gianni Rezza, secondo il quale tuttavia "l'altalena quotidiana è poco indicativa anche se i dati sembrano essere cautamente positivi rispetto alla notifica di nuovi casi". 

Numeri drammatici dalle case di riposo - E cominciano a diventare impressionanti i numeri delle vittime che si registrano al di fuori di ospedali e case. Si tratta degli anziani che dimorano nelle case di riposo. A Bergamo i numeri sono da paura: in tutta la Provincia la situazione delle Rsa e dei centri diurni in soli venti giorni hanno visto oltre 600 decessi su 6.400 posti letto. Lo hanno messo nero su bianco i responsabili delle strutture in una lettera di richiesta di sostegno indirizzata all'Ats e alla Regione Lombardia. "Mentre scriviamo la  situazione - si legge nella lettera del 25 marzo - continua ad evolvere in peggio. Siamo in ginocchio anche sul versante operativo perché quasi duemila dei cinquemila operatori risultano assenti per malattia, quarantena o isolamento". Numeri di decessi che, con molta probabilità, non rientrano nei dati 'ufficiali', come dice anche il sindaco Giorgio Gori, ma che hanno portato allo stremo anche le imprese di pompe funebri che minacciano di fermarsi a partire da lunedì. 

Ormai e' chiaro anche a Brescia che i numeri dichiarati deicontagiati e dei decessi per coronavirus rientra solo in parte nelle statistiche che Ats fornisce ogni giorno. "Oltre ai decessi ufficiali a Brescia riteniamo ce ne siano tra i 30 e i 50 in più al giorno di persone che alle quali non è stato fatto il tampone ma che riteniamo essere morte per Covid-19", ha detto il direttore generale di Ats Brescia Claudio Sileo. Il rischio è che i decessi ad oggi rimasti sommersi siano almeno 700.

L'esercito di infermieri pronti a scendere in campo - Dal punto di vista della lotta in prima linea al virus come i medici anche gli infermieri rispondono presente alla chiamata dello Stato. Sono infatti oltre 7.700 i professionisti del settore che si sono candidati da tutta Italia per dare il loro aiuto nelle zone maggiormente colpite. Una solidarietà che è anche internazionale. Dall'Albania sono giunti 30 operatori sanitari che andranno in servizio in Lombardia mentre la Germania si è fatta carico di ulteriori sei pazienti in rianimazione che da Bergamo sono stati trasferiti a Colonia. Sul conto della Protezione Civile, inoltre, sono già giunti oltre 61 milioni di euro di donazioni. Oltre 7.3 sono stati spesi per l'acquisto di mascherine e circa 7 per quello di ventilatori polmonari.

Numeri che certificano come l'emergenza, pur non essendo apparentemente piu' nella sua fase galoppante, sia ancora alta. Per questo motivo Borrelli, pur lasciando ogni decisione al comitato tecnico scientifico, fa capire apertamente che le misure di contenimento saranno prolungate. Prima di dare il via libera a piccoli cambi di rotta, insomma, serve "un'attenta riflessione" rimanendo sempre attenti a non discostarsi troppo dalla strategia messa in campo che e' "coerente con le esigenze e in linea con la garanzia della gestione di contrasto al virus".