nel focolaio lombardo

Coronavirus, nuovi casi a Codogno dopo la riapertura della zona rossa

A Bergamo il sindaco Gori lancia l'allarme: "Il numero di decessi è sottostimato. I morti e i positivi sono molti di più"

La riapertura dell'ex area protetta di Codogno (Lodi) dove fu scoperto oltre un mese fa il primo contagiato da coronavirus avrebbe causato nuovi casi di positività a Covid-19. Lo scrive il Corriere della Sera secondo il quale dopo settimane di progressivo calo il trend, arrivato anche a toccare l'uno per cento, è in risalita. "Abbiamo sei positivi in più - spiega il sindaco Francesco Passerini -. Nelle ultime giornate eravamo fermi a 268 casi".

"Sorpresi dall'abolizione della zona rossa" "Ci aveva sorpreso vedere che nel decreto del governo dello scorso 8 marzo la zona rossa veniva abolita - prosegue Passerini -. Che senso ha chiudere tutto se poi, appena arrivano i primi risultati positivi, si dà la possibilità di riaprire negozi e di spostarsi per lavoro praticamente ovunque?".

La paura degli abitanti dell'ex zona rossa Il timore degli abitanti di Codogno, Casalpusterlengo e degli altri otto comuni "ex zona rossa" era stato anche quello che il virus potesse tornare a diffondersi grazie a gente non del posto dopo la riapertura dei check point: "Noi abbiamo fatto sforzi molto rigidi, i risultati si sono visti perché nelle prime due settimane c'è stata una riduzione dei contagi - dicono gli abitanti -. Ora quegli sforzi rischiano di essere vanificati".

Il sindaco Gori: "A Bergamo dati sottostimati" Parla apertamente di dati sottostimati il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori che, su Twitter, scrive: "A Bergamo, dall'1 al 24 marzo, i decessi dei residenti sono stati 446: 348 più della media degli ultimi anni (98). I decessi ufficialmente dovuti a Covid-19 nel periodo sono 136. Ce ne sono 212 in più. Con una mortalità all'1,5-2%, i contagiati in città sarebbero tra 17 e 23mila".