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Coronavirus, allo Spallanzani di Roma il metodo sud coreano per tracciare il virus

Grazie alla tecnologia - big data, app e a una mappatura in tempo reale dei casi positvi - il Paese asiatico è riuscito a contenere i contagi

L'osdedale Spallanzani di Roma come la Corea del Sud. Cominciano ad arrivare il costosi macchinari che serviranno a digitalizzare l'iter diagnostico sul Covid-19.
 

L'arma dell'automazione più avanzata e soprattutto dell'informatica per combattere il coronavirus oggi è prepararsi a possibili future epidemie. Proprio sulla scia del modello sud coreano che grazie alla tecnologia - big data, app e a una mappatura in tempo reale dei casi positvi - è riuscita a contenere i contagi.

In questi giorni i laboratori clinici dell'Istituto Spallanzani di Roma, l'eccellenza italiana nel contrasto alle malattie infettive, sono al centro di una rivoluzione tecnologica, con l'installazione di software, banche dati, ma anche macchinari per sostituire le mani dei ricercatori nelle operazioni più faticose e ripetitive e riconsegnarle alla ricerca. 

Tutto questo avviene adesso, in piena crisi anche grazie alle donazioni private al servizio della sanità pubblica. In questo caso dalla Fondazione Angelini. 

Il dato sui nuovi contagi, condizionato dalla saturazione delle capacità operative dei laboratori di analisi, è ormai definito inattendibile da gran parte della comunità scientifica. La rivoluzione del modello sudcoreano è iniziata proprio da qui, dai laboratori di analisi. Trasformare questi laboratori in centri automatizzati consentirà di accelerare tempi e procedure e allestire una banca di "big data" per fotografare, finalmente, la diffusione reale del virus. 
 

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