storie di moda

Peech. La moda che inneggia all’artigianalità e all’arte figurativa

Gli abiti firmati dallo stilista Amedeo Piccione ci conducono alla scoperta di mondi esotici e colorati

di Elena Misericordia

Amedeo Piccione è il fondatore e la mente creativa del brand Peech. Il talentuoso stilista di origini ragusane, ancora bambino, si è avvicinato al mondo della moda sfogliando, con ingenua curiosità, le pagine delle riviste patinate. All’epoca, infatti, in una realtà come quella del sud della Sicilia, le nuove tendenze glamour venivano associate ad un universo lontano ed irraggiungibile… ma Amedeo, il designer sognatore, ha presto conquistato il proprio spazio nell'ambìto scenario della moda milanese

Autodidatta per vocazione, ha sviluppato lungo il corso degli anni capacità e competenze in svariate tecniche illustrative, mutando in digitale il proprio bagaglio artistico manuale.

Le collezioni di abbigliamento firmate Peech propongono modelli iconici dall’anima colorata e geometrica, di ispirazione tropical-esotica.

Punto di forza le stampe in grafica: Illustrator e Photoshop sono gli strumenti con i quali lo stilista, cresciuto disegnando a mano libera su fogli di carta, sceglie di raccontare la sua personale visione del mondo, attraverso veri e propri viaggi animati. La digitalizzazione gli consente infatti di ottimizzare i tempi, testando rapidamente infinite combinazioni di forme e colori.

Per il prossimo autunno-inverno Amedeo Piccione trae ispirazione dallo stile Liberty, spalancando le porte di un mondo pregiato: un Eden decorato da stampe di fiori, foglie e frutta, che animano le sete, abbinate a panni di lana dai colori bright e dalle costruzioni sartoriali.

Su una base di forme classiche, lineari e sofisticate, gonne a pieghe, camicie, girocolli e tubini si trasformano in quadri magici, popolati da personaggi e animali, sullo sfondo di sinuosi decori floreali.

Un paradiso idilliaco “fatto a mano”, secondo i canoni dell’eccellenza Made in Italy.

Chi è Amedeo Piccione? Quali sono le tue origini e qual è stato il tuo percorso di formazione?

Sono nato in Sicilia, nell’estremo sud di un’isola unica, nella sua parte barocca, quella del Ragusano, immersa in un contesto di bellezze artistico-culturali, natura incontaminata e mix di tradizioni. Ho frequentato il liceo artistico a Modica dove, mentre in me cresceva la curiosità per il mondo della moda, ho potuto perfezionare le tecniche di disegno.

Esiste un episodio significativo della tua vita che ti abbia fatto capire di appartenere al mondo della moda?

All’età di dieci anni ho comprato la mia prima rivista di moda: già sapevo che, tra quelle pagine, avrei potuto estendere i confini della mia giovane mente verso un nuovo universo tutto da esplorare. Sono sempre stato attratto dalle forme, dagli abbinamenti dei colori e dalle sollecitazioni che il mondo del fashion è in grado di offrire.
 
 

Quali sono state le tappe più importanti della tua crescita come fashion designer?
Nel 2009, poco più che maggiorenne, mi sono trasferito a Milano. In quegli anni ho iniziato a collaborare come fashion designer per uno studio di consulenze di moda. Ho avuto la possibilità di entrare in contatto con realtà importanti, grandi maglifici, laboratori di confezione, il mondo della grafica e della fotografia. Questo primo lavoro è stato la base più importante per la mia formazione.

Quando e com’è nato il brand Peech? Come mai la scelta di questo nome?

Il brand Peech è nato nel 2016. Avevo voglia di dar voce alle mie idee, che ho subito trasferito su un oggetto in particolare: una medaglia, quella che forse nessuno mai ci riconoscerà, pur meritandola…In seguito ho creato la mia prima collezione di bijoux ispirati ai rebus: un insieme di simboli, legati tra di loro, a libera interpretazione. Enigmi di vita, ironici e semplici, che racchiudevano dei messaggi segreti. Il nome del brand è stato molto facile da trovare. Ho sfruttato l’assonanza del mio cognome e l’ho trasformato in Peech, che in realtà vuol dire “pesca” in indiano.

Com’è avvenuto il passaggio dai bijoux all’abbigliamento?

Ho portato avanti la collezione di bijoux per due stagioni. Poi, nel 2017, ho sentito il bisogno di raccontare storie nuove ma, per farlo, mi serviva una tela più grande. Ho creato così un capo iconico, una gonna a pieghe, completamente illustrata da me. Mi sono ispirato ad Henri Rousseau, artista francese che, pur non avendo mai visto la giungla, paesaggio esotico di evasione, era riuscito ad immaginarla e a disegnarla solamente attraverso lo studio. Il mio primo racconto su tessuto si chiamava proprio “born in the jungle”, la mia genesi, il mio inizio.
 
 

Quali sono le cifre stilistiche delle tue collezioni?

In primis le grafiche, che abbracciano tutte le collezioni. Le mie stampe sono emanazione della mia creatività, mondi inesplorati, generati dalla mia immaginazione. Mixo passato, presente e futuro per un risultato diverso dal consueto. E poi sicuramente la gonna a pieghe, ormai riconosciuta dai buyer come best seller. Ogni mio capo è realizzato rigorosamente in seta, una seta dal tocco impalpabile. Le mie creazioni sono volutamente semplici. Ho sempre pensato che le vestibilità debbano essere immediate e che non debbano rincorrere un trend del momento, ma essere testimoni di uno stile fresco e colorato, in ogni stagione.

Tecniche tradizionali, come il disegno, si innestano nel più avanzato mondo digitale…come riesci a conciliare queste due realtà nell’universo Peech?

I miei anni di studio mi hanno formato artisticamente: ho imparato a disegnare, a dipingere, a modellare l’argilla e il gesso. Ho poi riportato questa capacità illustrativa nel mondo digitale. È così che creo le mie stampe. Per definirne alcune impiego più di due o tre settimane. Il processo creativo è però sempre lo stesso: inizio dalla ricerca, immagino la scena che ho intenzione di rappresentare, e quindi mi dedico al disegno, liberando la mente sul pc, come se fosse la mia tela personale.

A quale figura femminile ti rivolgi?

Sicuramente ad una donna allegra e sicura dì sé, in grado di apprezzare appieno le proprie forme e anche i propri difetti. 

Cosa proponi, in particolare, per il prossimo autunno-inverno? Come mai questo forte richiamo al Liberty e alla sua arte figurativa?

L’Art Nouveau, noto in Italia come stile Liberty, è stato un movimento culturale che, tra la fine dell’800 e il primo decennio del ‘900, ha consentito agli artisti e agli artigiani di creare oggetti unici, non riproducibili in serie. Ho preso spunto da questa ideologia per realizzare una serie di stampe floreali e geometriche, scegliendo dei colori prettamente primaverili. Vorrei infatti che i miei capi non avessero stagionalità.
 
Che importanza assume l’artigianalità Made in Italy nell’ambito della tua produzione?

La mia collezione è un prodotto Made in Italy al 100%. La produzione dei miei tessuti stampati e la confezione avviene a Como. La clientela, sia italiana che estera, apprezza la qualità e l’origine manifatturiera dei miei capi.

Chi è Amedeo nella vita privata? Interessi e passioni nel tempo libero?

Sono un ragazzo ambizioso. In questi ultimi anni ho realizzato tanti sogni, l’ho fatto con dedizione e coraggio. Studio, leggo, disegno, guardo film, quando posso osservo il tramonto dal balcone di casa. Ho tanti interessi, ma tutti mi riportano alla moda, un campo che mi permette di esprimere in maniera immediata la mia personalità.

Cosa sogni per il tuo futuro? E per quello del tuo brand?

Il mio brand oggi conta più di quaranta punti vendita: sono passati due anni da quando ho creato la linea di abbigliamento ed il risultato è molto positivo. Ho scelto di dare la possibilità ai buyer di selezionare il mio prodotto senza dover necessariamente ricorrere ai metodi di comunicazione canonici: si avvicinano ai capi e ne rimangono colpiti per i colori, la confezione e la praticità. Nel futuro desidererei racchiudere le mie storie in un libro, realizzare degli oggetti di design, diventare il direttore creativo di una grande realtà della moda o dell’architettura. Il mio sogno è comunque quello di creare! Ho sempre avuto due personaggi di riferimento a cui mi ispiro: Gio Ponti e Alberto Lattuada. Entrambi perché hanno uno stile inconfondibile, uno per il design, l’altro per la moda e l’illustrazione.