"Oggi qui non siamo in grado di portare tutti in ospedale e quindi succede che molte persone muoiono a casa, molte più di quante vengono contabilizzare ogni giorno per il virus". Lo ha detto il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, durante una videochiamata con il sindaco di Bari e presidente dell'Anci, Antonio Decaro, che ha dedicato al collega lombardo la diretta Facebook.
"Ho fatto una ricerca - dice il sindaco di Bergamo - mettendo insieme il dato del mio comune e di altri 12 con i dati dell'anagrafe sui morti e il rapporto è di quattro a uno: per ogni persona che risulta deceduta con diagnosi di coronavirus ci sono altre tre per le quali questo non è accertato ma che muoiono di polmonite".
"I numeri - aggiunge Gori - sono la rappresentazione della capacità di fare diagnosi e cura, ma non della effettiva diffusione della malattia che è molto superiore. Si dice che in provincia Bergamo ci sono 6216 contagiati, ma sono soltanto gli ammalati in gravi condizioni che arrivano in ospedale a cui viene fatto il tampone, se però avete sintomi ma respirate i medici dicono di stare a casa, nessuno vi fa il tampone e non entrate nelle statistiche".
Css in parte conferma la situazione - Nella quotidiana conferenza stampa assieme alla Protezione Civile, Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità, ha in un certo senso confermato che esistono casi di questo tipo. Rispondendo alla domanda sul ragazzo di 34 anni di Tor Vergata morto appena giunto in Pronto Soccorso, a chi gli chiedeva se era possibile che qualcuno in questo periodo possa perdere la vita per coronavirus senza nemmeno arrivare in ospedale ha detto: "Sì, certamente sì è possibile. E' stato sottolineato il dato delle patologie concomitanti come fattore di rischio, ma ciò non toglie che anche soggetti giovani apparentemente sani possano andare incontro ai rischi, magari perché i meccanismi delle difese immunitarie non sono così efficienti".