"Ho preso i capi della collezione e ho iniziato a lavarli, tingerli, decolorarli poi li ho abbelliti di frange, diamanti e fiori per renderli speciali e dare loro unicità in un processo che ha richiesto molto tempo e dedizione accurata. Ho immaginato chi indosserà questi abiti e come li interpreterà, sperando che possano essere custoditi e amati.
Ho tenuto sempre la poesia alla base di questo mio lavoro perché penso sia un’attitudine dalla quale non mi separerei mai”.
La collezione Philosophy di Lorenzo Serafini Autunno/Inverno 2020 prende vita tra i contrasti delle donne e indaga la loro voglia di saper giocare con gli abiti dando loro un carattere attraverso innumerevoli lavorazioni per renderli in grado di custodire il passato e il presente di chi li indossa.
Una collaborazione con Liberty ha permesso di trasformare gli storici tessuti a fiori in una versione completamente inedita e personale, andando a rielaborare i capi con giochi di colore, texture inaspettate e bagliori di luce.
Questa stagione si è aggiunto uno strato fatto di morbide coperte di lana trasformate in maxi cappotti e cappe.
La sfilata prende vita tra le sale del cinquecentesco Palazzo Spinola sede della Società del Giardino, circolo apolitico tra i più antichi del mondo fondato nel 1783 da un gruppo di cittadini della borghesia meneghina e ancora oggi punto di riferimento sociale e intellettuale della città. Il circolo aveva intenti di svago e ricreazione, assumendo poi nel tempo una sempre maggiore connotazione culturale e istituzionale. Le sale della Società del Giardino hanno ospitato molti protagonisti della storia italiana ed internazionale: re, imperatori, primi ministri, statisti, cardinali, premi Nobel, uomini di scienza, d’arte e di cultura tra cui Stendhal, Balzac, Radetzky e Liszt.
L’incantevole Sala d’Oro, progettata da Gerolamo Arganini e decorata da Giacomo Tazzini, è il salone principale in cui si svolge la sfilata. Un infinito tatami bianco, colore simbolo di Philosophy di Lorenzo Serafini, ricopre il pavimento sul quale poggiano le preziose sedute originali del circolo. Le pareti sono un tripudio di stucchi dorati, bassorilievi e marmi; nel soffitto a cassettoni risplendono quattro lampadari inglesi scampati ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale che non hanno invece risparmiato la sala, devastata e poi ricostruita com'era.