Anche l'America "scopre" l'emergenza coronavirus. E' lo stesso Donald Trump a svelare la gravità della situazione negli Usa: "La pandemia può finire negli Stati Uniti a luglio o agosto, ma dobbiamo fare un ottimo lavoro", ha detto infatti il tycoon, ammettendo per la prima volta che "la situazione non è sotto controllo".
L'emergenza, che fino a ieri sembrava riguardare solo gli altri, la Cina, l'Italia, l'Europa, ora arriva anche negli Stati Uniti. In una manciata di ore tutto sta cambiando anche nella vita degli americani nella speranza di fermare il nemico invisibile della pandemia da coronavirus, con i contagi saliti in tutto il Paese a oltre 4mila e le vittime ad almeno 70.
Trump ammette l'emergenza, tonfo di Wall Street "La pandemia in Usa potrebbe finire a luglio, ad agosto, ma se facciamo un ottimo lavoro", ammette adesso un Donald Trump mai apparso così pessimista, agitando addirittura lo spettro della recessione mentre a Wall Street, in chiusura durante il punto del presidente con la stampa, si scatena il panico. Alla fine la Borsa di New York affonda come mai negli ultimi 30 anni e più.
"Potremmo diventare come l'Italia" Poche ore prima il portavoce sulle questioni di salute pubblica all'interno del governo federale aveva fatto un quadro molto chiaro della situazione: "Siamo ad un punto critico in questo Paese, siamo dove l'Italia era due settimane fa in termini di numeri. Se si guarda alle proiezioni, ci sono tutte le possibilità di diventare come l'Italia".
New York e Los Angeles le più colpite: scuole, ristoranti, cinema, palestre e negosi chiusiUn allarme ripetuto anche dal governatore dello stato di New York Andrew Cuomo, che deve fronteggiare la situazione più seria di tutto il Paese con ormai quasi mille casi e 7 morti. Così la Grande Mela e Los Angeles, le metropoli più colpite dall'epidemia, si fermano. Chiusi cinema, teatri, palestre, negozi, bar e ristoranti, questi ultimi autorizzati a lavorare solo per le ordinazioni da portar via o per le consegne a domicilio. Vietati tutti gli assembramenti oltre le 50 persone. Restano aperti solo i servizi ritenuti essenziali: negozi di alimentari e supermercati, farmacie, distributori di benzina e centri medici.
New York chiude anche il suo simbolo più alto, la Statua della Libertà, mentre l'incubo più grande resta lo stop della metropolitana, per ora scongiurato. Las Vegas spegne le luci dei casinò sull'iconica Strip, Miami limita l'accesso alle spiagge, e in New Jersey scatta un vero e proprio coprifuoco dalle 8 di sera alle 5 del mattino. Guai a chi esce in strada, bisogna restare in casa. San Francisco invece ha ordinato ai residenti di gran parte della regione della Baia di restare a casa per le prossime tre settimane e il più possibile lontano dalle altre persone.
Come quei 32 milioni di studenti che in ben 33 stati Usa hanno visto chiudere le scuole pubbliche, e chissà se mai vi rientreranno quest'anno scolastico. Stesso discorso per molti dei campus universitari. Nella capitale federale Washington al momento la situazione è meno allarmante ma le restrizioni sono già tante e riguardano anche gli uffici federali, con la Corte Suprema che ha rinviato tutte le udienze di marzo.
A rischio le primarie Dall'amministrazione Trump sono attese misure da applicare a livello federale, e nelle scorse ore era anche circolata la notizia di un possibile coprifuoco generalizzato poi smentita dalla Casa Bianca, anche se Trump non ha del tutto escluso tale opzione nel futuro. Intanto è scontro tra il governatore Cuomo che chiede la mobilitazione dell'esercito per affrontare l'emergenza, soprattutto quella legata al numero dei posti letto negli ospedali, e il presidente che lo invita a chiedere meno e a fare di più. Inevitabilmente si complicano le cose anche sul fronte della campagna elettorale, nell'anno in cui si vota per le presidenziali. E New York potrebbe essere il terzo Stato a rinviare le primarie, dal 28 aprile al 23 giugno.