Negli ultimi tempi, l'espandersi del Coronavirus ha reso nota la possibilità di ricorrere allo smart working, strumento decisivo con cui milioni di persone hanno potuto proseguire il proprio lavoro da casa, semplicemente muniti di un computer, una discreta connessione e di dispositivi elettronici adeguati. Questa modalità professionale è una potente risorsa già ben conosciuta in ambienti come quello videoludico, come dal team Moon Studios che ha dato vita a Ori and the Will of the Wisps, sequel del primo e fortunatissimo Ori and the Blind Forest, proprio grazie al lavoro da remoto di 80 sviluppatori.
A parlarne è stato il director degli studi Thomas Mahler in un'intervista, in cui ha svelato come già il primo capito dell'avventura 2D avesse visto la luce grazie a questo metodo di lavoro effettuato con maestria da 20 persone che vi hanno dedicato la maggior parte del tempo "in pigiama a casa".
Mahler ha raccontato tutti i passaggi che hanno portato il director alla decisione di creare un proprio team in smart working, dalla prima assunzione avuta da Blizzard dove lo sviluppatore aveva iniziato a riflettere sulla difficoltà di costruirsi una famiglia a causa dei continui spostamenti e dell'enorme numero di ore che lo avrebbero costretto a stare lontano dai propri cari.
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Allo stesso modo, una volta costituito il primo studio indipendente, lo sviluppatore non se l'è sentita di imporre ai suoi colleghi provenienti da ogni parte del mondo di abbandonare la propria terra, il che avrebbe costituito ingenti sacrifici per i diretti interessati e per le loro famiglie. Così ha avuto l'idea di tentare la creazione di un team da remoto.
"Non è stato qualcosa di pianificato. Ma alla fine è diventata una strategia vincente, perché abbiamo assunto persone provenienti da Blizzard, Riot, Disney e così via ... e il motto che abbiamo utilizzato è stato semplicemente: Ehi, abbiamo un ottimo stipendio, ma la cosa bella è che puoi lavorare da casa. Le persone non hanno dovuto trasferirsi o sradicare la loro famiglia. ed è così che siamo stati in grado di formare questo pool di talenti".
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Sono passati cinque anni dal primo capitolo e le differenze sono schiaccianti: Ori and the Will of the Wisp ha visto la partecipazione da remoto di 80 dipendenti di cui 43 provengono da diverse nazioni in giro per il pianeta. L'organizzazione gerarchica non è stata semplice, stando alle parole del director, visto che Moon Studios ha visto rapidamente quadruplicarsi le figure professionali in gioco.
Il successo di questa catena di montaggio "virtuale" è stato il prodotto di un'ottima divisione dei ruoli e dal fatto che ogni sviluppatore potesse interagire con il proprio responsabile di settore in tempo reale grazie ad un software dedicato di nome Apollo, creato apposta dagli studi sul modello dei più commerciali Skype e Trello.
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Mahler, dall'altro canto, difende decisamente l'importanza del "contatto" tra persone, cosa che la mera scrittura testuale della chat non può riprodurre. Per questo motivo, alcune volte durante l'anno, si occupa di organizzare dei veri e propri ritiri tra i membri del team: "Ho sempre desiderato che Moon si sentisse più come una cerchia di amici che come un'azienda. Quindi ho iniziato presto a pensare di portarli tutti da qualche parte una volta all'anno. Affittiamo una grande villa o qualcosa del genere. Dormiamo tutti insieme lì per una settimana. Tutti possono interagire e parlare di ciò che vorrebbero fare con gli altri colleghi, di come stiamo andando avanti con il progetto, o semplicemente per scoprire come stanno. È un modo per fare team building e convincere le persone a socializzare tra loro e divertirsi davvero."
Lavorare da soli tra le mura della propria casa dunque è una risorsa, ma non per tutti, dato l'alto rischio di alienarsi completamente dal resto del mondo. Ma considerata la varietà di razze, culture e menti creative dei ragazzi di Moon Studios, nonché l'immensa poesia scaturita in maniera potente da questa seconda avventura della piccola creatura di luce Ori, questo team ci insegna, come con il giusto equilibrio, tutti i sogni nel cassetto in fondo siano realizzabili.