L’assessore lombardo Giulio Gallera cerca di fare chiarezza sul decreto che limita gli spostamenti in Lombardia per l’emergenza coronavirus e in particolare su quello che è concesso o meno ai lavoratori. “C’è l’invito allo smart working, cioè tutte le aziende che possono prmettere di lavorare da casa, lo devono fare”, afferma il titolare al Welfare della Regione, in collegamento con “Mattino Cinque”.
Sul fatto poi che i negozi non alimentari restano aperti nonostante l’invito a muoversi solo per motivi di lavoro e salute Gallera precisa: “Noi sabato notte abbiamo mandato alcune osservazioni (al governo, ndr), tra cui quella di chiudere tutte le attività commerciali, perché si tratta di un messaggio culturale”. “Se c’è il negozio di scarpe e borse aperto - chiarisce quindi l'assessore regionale lombardo - io comunque non posso andarci".
Inoltre secondo i dati forniti dal sociologo Domenico De Masi fino ad oggi solo 500mila persone in Italia lavorano da casa o comunque a distanza, sebbene potrebbero farlo “almeno una decina di milioni” di lavoratori. Il professore, parlando ai microfoni della trasmissione "L'Italia s'è desta", su Radio Cusano Campus, emittente dell'Università Niccolò Cusano, ha spiegato: “Di 23 milioni di lavoratori, 16 fanno lavori intellettuali e di questi alcuni non possono fare telelavoro perché si tratta di front office, ma almeno una decina di milioni di persone potrebbero lavorare la casa, invece solo 500mila ad oggi lo fanno. E i capi cercano anche di convincerli a non farlo". “E’ un vero peccato - continua De Masi - si poteva introdurre il telelavoro con molta calma, nel modo migliore. Invece non lo si è fatto e ora si realizza a precipizio”, conclude il sociologo.