In queste settimane di emergenza coronavirus, si è parlato molto di ospedali vicini al collasso, specialmente in Lombardia, e della difficoltà a trovare posti letto in terapia intensiva. "Come estensione del principio di proporzionalità delle cure, l’allocazione in un contesto di grave carenza delle risorse sanitarie deve puntare a garantire i trattamenti di carattere intensivo ai pazienti con maggiori possibilità di successo terapeutico", scrive in merito la Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva (Siaarti) in un documento di guida etica rivolto ai primari. Per la società, si tratta, dunque, di privilegiare la "maggior speranza di vita", tenendo in considerazione elementi di "idoneità clinica" alle cure intensive, quali il tipo e la gravità della malattia, la presenza di altre patologie, la compromissione di altri organi e l'età. Una visione contestata dagli ordini dei medici, secondo cui "i pazienti sono tutti uguali"
"Le previsioni - sottolinea il documento Siaarti - stimano un aumento dei casi di insufficienza respiratoria acuta di tale entità da determinare un enorme squilibrio tra le necessità cliniche reali della popolazione e la disponibilità effettiva di risorse intensive", è la premessa del documento-guida.
"È uno scenario - continua - in cui potrebbero essere necessari criteri di accesso alle cure intensive (e di dimissione) non soltanto strettamente di appropriatezza clinica e di proporzionalità delle cure, ma ispirati anche a un criterio il più possibile condiviso di giustizia distributiva e di appropriata allocazione di risorse sanitarie limitate". Questo perché la situazione di emergenza in cui ci troviamo ha caratteristiche di eccezionalità.
Privilegiare la speranza di vita significa anche che: "può rendersi necessario porre un limite di età all'ingresso in terapia intensiva. Non si tratta di compiere scelte meramente di valore, ma di riservare risorse che potrebbero essere scarsissime a chi ha in primis più probabilità di sopravvivenza e secondariamente a chi può avere più anni di vita salvata, in un’ottica di massimizzazione dei benefici per il maggior numero di persone".
Per la società, dunque, "i criteri di accesso alla terapia intensiva andrebbero discussi e definiti per ogni paziente in modo il più possibile anticipato, creando idealmente per tempo una lista di pazienti che saranno ritenuti meritevoli di terapia intensiva nel momento in cui avvenisse il deterioramento clinico, sempre che le disponibilità in quel momento lo consentano".
Ad ogni modo, "per i pazienti per cui viene giudicato 'non appropriato' l’accesso a un percorso intensivo, la decisione di porre una limitazione alle cure ('ceiling of care') dovrebbe essere comunque motivata, comunicata e documentata. Il ceiling of care posto prima della ventilazione meccanica non deve precludere intensità di cura inferiori".
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Ordini medici: tutti i pazienti sono uguali Il presidente della federazione nazionale degli ordini dei medici Fnomceo, Filippo Anelli, replica al documento spiegando che "la nostra guida, prima di qualunque documento che subordini l'etica a principi di razionamento, e che dovrebbe in ogni caso essere discusso collegialmente dalla Professione, resta il Codice di Deontologia medica. E il Codice parla chiaro: per noi tutti i pazienti sono uguali e vanno curati senza discriminazioni".
Anelli afferma che "recepiamo il documento come un grido di dolore. Nessun medico deve essere costretto a una scelta così dolorosa. Non possiamo permettere che si verifichino gli scenari prospettati dalla Siaarti. Il nostro Servizio sanitario nazionale è forte e il ministero della Salute e il governo stanno, con i provvedimenti eccezionali di questi giorni, ulteriormente mettendolo in sicurezza. Stanno aumentando i posti nelle terapie intensive, comprando le apparecchiature necessarie, assumendo personale. Dovere della Fnomceo, Ente preposto alla tutela della Salute, è dare la migliore consulenza perche vengano messe in atto tutte le misure necessarie".
"Chiediamo alle Regioni che anche la Sanità militare e la Sanità privata vengano reclutate per gestire l'emergenza, mettendo a disposizione le loro strutture: le cliniche, i reparti di rianimazione, gli ospedali da campo - continua Anelli -. Chiediamo loro che il personale sanitario riceva subito i dispostivi di protezione necessari per portare avanti il lavoro in condizioni sicure per loro e per i pazienti. Chiediamo a tutti i cittadini di adoperarsi per limitare i contagi, attenendosi scrupolosamente alle indicazioni divulgate dal ministero della Salute, dalla presidenza del Consiglio e dalla Protezione Civile. Dobbiamo prevenire ed evitare il verificarsi delle condizioni definite 'di Medicina delle Catastrofi' prospettate, seppure come mera ipotesi, dalla Siaarti. Non dobbiamo metterci nelle condizioni di applicare questi inaccettabili triage di guerra".
"In ogni caso, ricordiamo che il medico, pur avendo tutte le competenze per dare pareri suggeriti da criteri di appropriatezza, non deve essere costretto ad ergersi a giudice - conclude il presidente Fnomceo -. L'unico metro di giudizio della Professione restano i principi della Costituzione, del Codice di Deontologia, del Servizio sanitario nazionale. L'applicazione di criteri di razionamento e' l'extrema ratio e richiede una discussione bioetica collegiale interna alla professione e che pervada l'intera società".