Maturità, lezioni a distanza, recupero: cosa cambia con le scuole chiuse per il coronavirus
Piano di emergenza per l’esame di Stato, ipotesi di recupero a giugno dei giorni persi, validità dell’anno scolastico e didattica a distanza: cosa sappiamo ad oggi sulle conseguenze della chiusura delle scuole in tutta Italia fino al 15 marzo
Con la chiusura delle scuole, decisa dal governo nella serata del 4 marzo per cercare di tamponare la diffusione del coronavirus, saranno otto milioni e mezzo gli studenti - di cui sette milioni e 682 mila iscritti nelle scuole pubbliche - che nei prossimi giorni non potranno frequentare le loro classi. La didattica frontale, secondo quanto stabilito sinora, dovrebbe ricominciare lunedì 16 marzo. Parallelamente, è stato disposto lo stop anche delle prove INVALSI di quinta superiore (per il momento fino al 15 marzo) e alle lezioni nelle università. Misure che hanno sollevato tanti interrogativi sul settore istruzione: dalla validità dell’anno scolastico alla data di fine anno, passando per gli esami di Maturità. Ecco gli scenari che, secondo il sito Skuola.net, si potrebbero aprire nelle prossime settimane.
L’anno scolastico rimane valido?
Ricordiamo che in base alle norme che regolano la scuola, affinché l’anno scolastico sia valido sono necessari almeno 200 giorni di lezione. Ma, in un decreto già approvato in Consiglio dei ministri dopo l’esplosione del virus, si è sottolineato il concetto di “chiusura per forza maggiore”, che condona le assenze degli studenti dovute all’allerta. Nessuno, quindi, rischia l’anno scolastico per le assenze di questo periodo in emergenza. Questo è certo.
Le lezioni saranno recuperate a giugno?
Al momento il ministero dell’Istruzione non si è espresso sulla possibilità di recupero a giugno dei giorni di sospensione della didattica, né sull’ipotesi di intervenire sul calendario delle vacanze di Pasqua. Tante però le proposte in questo senso. Matteo Salvini ha recentemente chiesto di prolungare l’anno scolastico a giugno inoltrato, mentre il sindaco di Benevento Clemente Mastella avrebbe suggerito di tenere le scuole chiuse per un mese, per poi recuperare le lezioni a giugno. In realtà, modificare in questo modo il calendario scolastico avrebbe i suoi costi, anche organizzativi.
Didattica a distanza, la strategia per salvare l’anno
La ministra dell’Istruzione Azzolina, così come il ministro dell'Università e della Ricerca Manfredi, sembrano piuttosto puntare sulla didattica ‘a distanza’, per mantenere la continuità dell’istruzione. Il MI ha convocato una task force per elaborare strategie puntuali per mettere a disposizione delle scuole gli strumenti più opportuni per organizzarsi con lezioni e verifiche telematiche, inaugurando inoltre una pagina web preparata per questo scopo, in modo che il servizio pubblico essenziale sia garantito a tutti. Diversi anche i casi di università che stanno continuando le sedute di laurea, gli esami e le lezioni in modalità telematica: tra le altre, l’Università di Padova, l’Alma Mater di Bologna, la Bicocca di Milano.
Maturità 2020, piano di emergenza e ipotesi solo orali
Molti più dubbi sul destino dell’esame di Stato, che tra pochi mesi attende gli studenti di quinta superiore. Al momento non sembra che la maturità 2020 sia a rischio. Azzolina, durante una recente intervista, ha parlato di un piano di emergenza per salvare le prove finali, nonostante le chiusure. Non è ancora dato sapere quale siano i contenuti di queste possibili misure straordinarie, ma in questo senso potrebbe tornare utile l’esperienza dei territori colpiti da sisma, dove le attività didattiche furono sospese per mesi interi e dove gli studenti sostennero gli esami con solo prove orali. Si sta parlando molto di questa eventualità, anche se il MI non ha ancora chiarito le sue intenzioni.
E le prove INVALSI?
Intanto, anche le Prove INVALSI - calendarizzate proprio in questi giorni, e obbligatorie per tutti i maturandi come requisito di ammissione all’esame di Stato - sono state a loro volta sospese fino al 15 marzo, come conseguenza della chiusura delle scuole. Su questo, tuttavia, lo stesso Istituto ha tranquillizzato tutti, visto che la finestra a disposizione per far svolgere le prove è ampia (c’è tempo fino al 31 marzo), ma non escludendo la possibilità di riorganizzare con le scuole il calendario di somministrazione.
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