LA RIFLESSIONE SU FACEBOOK

Lo sfogo social di Vasco Rossi: "Sono un emarginato, ogni mio rapporto con gli altri è falsato"

In un lungo post su Facebook il rocker mette la sua anima a nudo

© Facebook

Da decenni riempe gli stadi e con la sua musica è riuscito a parlare al cuore di almeno tre generazioni, ma anche Vasco Rossi ha le sue debolezze. In un lungo post pubblicato su Facebook il rocker ha confessato di sentirsi solo: "Sono un emarginato di lusso, ma pure sempre un emarginato. Tutti mi conoscono ma io non conosco nessuno, perché ogni rapporto é comunque falsato".

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"DOPO IL SUCCESSO E' ARRIVATO IL CONTO" - "All'inizio essere famosi era molto divertente, perché la vivevo come una conferma che esistevo. I primi successi mi diedero l'illusione di aver risolto tutti i problemi. Poi sono arrivati i prezzi da pagare", ha rivelato Vasco. "Ma come potrei lamerntarmi? Sarei un pazzo, anche perché la popolarità è la conferma del valore delle cose che hai fatto".

"MI PESA NON POTER CAMMINARE PER STRADA"- Lo scotto da pagar per la popolarità è l'assenza di normalità: "Mi spiace solo non poter camminare per strada, entrare nei negozi, entrare in un locale tranquillamente. Tutti mi conoscono ma io non conosco nessuno, perché ogni rapporto è comunque falsato, capisci? Mi pesa. Mi pesa da morire. Ogni tanto parto e vado all'estero, dove non mi conosce nessuno. E lì mi mescolo alla gente e sto bene".

"IL ROCK TI SALVA, MA NON PER SEMPRE" -"Io ho bisogno della gente, il palco da solo non basta, il rock forse ti salva la vita all'inizio ma non per sempre, perché quando si spengono le luci, il concerto finisce, il disco esce e la gente smette di acclamarti, tu torni a essere quello che sei", ha continuato. "Il successo tende a forzarti la mano, a far crescere dentro te la sensazione che tu esista nel modo in cui ti vede la gente. Ma è sbagliato, perché se credi a queste cose, allora devi accettarne anche le conseguenze: che tu esisti solo se c'è qualcuno che ti vede. E quando non ti vede nessuno? Ti ammazzi?".
 

"NEL ROCK NON ESISTE LA RICONOSCENZA" - L'ultima riflessione il rocker la dedica alla sua musica: "Per fortuna, questi ragionamenti, queste aberrazioni - vogliamo chiamarle cosi'? - non influenzano la composizione. Quando scrivo, ho una sola certezza: quello che hai fatto prima non conta nulla, perché nel rock non esiste la riconoscenza. Non esistono meriti pregressi che ti facciano star comodo. Se tu smetti di fare grande musica, non È che la gente continua a seguirti solo perché una volta la facevi".

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