La task force di epidemiologi e ricercatori che è al lavoro per capire in che modo il coronavirus si sia propagato così in fretta in Italia sta giungendo alle prime conclusioni. Tra queste, prende sempre più piede l'idea che la diffusione sia iniziata già a metà gennaio, quando alcuni cittadini del Lodigiano hanno sofferto di "polmoniti anomale".
"Eravamo tutti convinti — ha spiegato a Repubblica.it Alberto Gandolfi, medico di base in quarantena a Codogno con vari pazienti infetti — che quelle polmoniti fossero favorite da freddo e assenza di pioggia. Rivelate dalle lastre, sono state curate con i consueti antibiotici".
Mentre si cerca di capire se questa teoria possa essere fondata, da una ricerca condotta nel dipartimento di Scienze Biomediche dell'ospedale Sacco di Milano, dove è stato isolato il ceppo italiano, emerge che in Cina il virus potrebbe essere entrato in circolazione già da metà ottobre, quindi alcune settimane prima rispetto ai primi casi di polmonite identificati.
Anche all'ospedale di Cremona, però, ci sono pazienti che presentano un quadro clinico particolarmente impegnativo: ne ha parlato a Tgcom24 il dottor Antonio Cuzzoli. Di seguito il video con l'intervista.