Una delle parole più ricorrenti nelle cronache che raccontano l'emergenza coronavirus in Italia è "tampone". Il tampone faringeo, infatti, è lo strumento che viene utilizzato nel nostro Paese per verificare il contagio. Si tratta di un test che permette di analizzare la mucosa della faringe: il tampone consente di raccogliere nel cavo orale i campioni nei quali poi saranno cercate le copie delle particelle del virus.
Nella forma, il tampone faringeo è simile a un cotton fioc, una sorta di bastoncino con un'estremità ricoperta di cotone. Per poter analizzare la mucosa, il tampone viene introdotto nel cavo orale del paziente. Non si tratta di un esame lungo, né doloroso: in pochi secondi muco e saliva vengono prelevati e la percezione è al massimo di un lieve fastidio.
Raccolto il materiale genetico, il tampone viene immediatamente immerso in un gel e inviato in uno dei laboratori specializzati per la ricerca del coronavirus: all'ospedale Spallanzani di Roma, al Sacco di Milano o al San Matteo di Pavia. Qui i tecnici analizzano il campione per cercare eventuali porzioni di codice genetico del coronavirus. Se l'esito del test è positivo, il protocollo prevede una seconda verifica che può confermare in modo definitivo il contagio.