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Coronavirus, cos'è e come funziona il tampone faringeo

Così vengono raccolti i campioni su cui vengono eseguiti i test

Dalla zona rossa ecco come i bimbi esorcizzano la paura: "Vai via, coronavirus"

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Dalla zona rossa, in particolare dal Comune di Somaglia (Lodi), a Tgcom24 arriva la testimonianza di una bimba che disegnando cerca di esorcizzare la paura. "Vai via, virus", scrive la piccola, facendo parlare se stessa, in veste di supereroe con tanto di mascherina protettiva e scudo, contro un essere verde dallo sguardo accigliato. "Questo è il disegno che ha fatto mia figlia - scrive il padre a Tgcom24. - Lei dice che per adesso non ha paura rispetto a noi adulti che continuiamo a guardare il telegiornale e le notizie online". I bambini della zona rossa, come scrive un'altra lettrice, sono gli unici abitanti a non uscire di casa; così, per passare il tempo, non resta loro che disegnare e rielaborare quanto stanno vivendo

Una delle parole più ricorrenti nelle cronache che raccontano l'emergenza coronavirus in Italia è "tampone". Il tampone faringeo, infatti, è lo strumento che viene utilizzato nel nostro Paese per verificare il contagio. Si tratta di un test che permette di analizzare la mucosa della faringe: il tampone consente di raccogliere nel cavo orale i campioni nei quali poi saranno cercate le copie delle particelle del virus.

Nella forma, il tampone faringeo è simile a un cotton fioc, una sorta di bastoncino con un'estremità ricoperta di cotone. Per poter analizzare la mucosa, il tampone viene introdotto nel cavo orale del paziente. Non si tratta di un esame lungo, né doloroso: in pochi secondi muco e saliva vengono prelevati e la percezione è al massimo di un lieve fastidio.

Raccolto il materiale genetico, il tampone viene immediatamente immerso in un gel e inviato in uno dei laboratori specializzati per la ricerca del coronavirus: all'ospedale Spallanzani di Roma, al Sacco di Milano o al San Matteo di Pavia. Qui i tecnici analizzano il campione per cercare eventuali porzioni di codice genetico del coronavirus. Se l'esito del test è positivo, il protocollo prevede una seconda verifica che può confermare in modo definitivo il contagio.

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