È trascorso più di un mese da quando il popolo cinese si è trovato ad affrontare l'epidemia di un virus misterioso, successivamente identificato come Covid-19 e appartenente alla famiglia dei coronavirus. Se in un primo momento si credeva che il contagio fosse limitato al solo territorio della Cina, con gli abitanti che hanno affrontato in modo inusuale la paura di un'epidemia, da qualche settimana la minaccia del coronavirus si è allargata a macchia d'olio anche nel resto del mondo, specialmente in Europa e nel Bel paese, creando dei veri e propri focolai che hanno paralizzato tutto il Nord Italia.
Da qualche ora, i supermercati della penisola sono stati presi d'assalto, le scuole e attività pubbliche sono state chiuse, così come ogni altro edificio o attività d'intrattenimento che favorisca l'aggregazione sociale: si tratta di una vera e propria emergenza globale che, nell'ottica di prevenire possibili disastri, sta lentamente immobilizzando ogni cosa sia superflua per prevenire possibili pandemie.
La paura non riguarda tuttavia il solo territorio italiano, uno dei più colpiti dal contagio, ma ha avuto grosse ripercussioni anche in vari settori lavorativi, in particolare quelli dell'elettronica, dell'informatica e del digital entertainment. La paura per il Covid-19 ha spinto aziende a cancellare partecipazioni a eventi pubblici, a rimandare i piani per il lancio di nuovi prodotti di consumo, ma anche a chiudere temporaneamente fabbriche in Cina, rallentando la quasi totalità della produzione mondiale per quanto riguarda la tecnologia.
Il coronavirus sta mettendo a rischio anche il mondo dei videogiochi, certamente uno degli ultimi in ordine di priorità per la sopravvivenza umana, ma è bene cogliere l'occasione per analizzare ciò che sta accadendo in quest'industria e le possibili ripercussioni sul futuro.
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COSA SUCCEDE AI VIDEOGIOCHI - L'emergenza globale causata dal Covid-19 ha spinto un colosso come Sony ad annullare la propria partecipazione a kermesse internazionali come il PAX East 2020 di Boston (27 febbraio - 1 marzo) e alla Game Developers Conference 2020 di San Francisco (16-20 marzo), dando inizio a un effetto a catena.
Un'azione, quella di Sony, che vuole prevenire qualsiasi possibilità di contagio e garantire l'incolumità dello staff della famiglia PlayStation, nonostante i tentativi di rassicurazione sulla sicurezza da parte degli organizzatori e la richiesta formale da parte del sindaco di Boston, che ha invitato il gigante nipponico a ripensarci.
Sony, però, sembra non averne alcuna voglia e preferisce andare sul sicuro, annullando la sua partecipazione: in sua assenza non ci saranno nemmeno team first-party come Naughty Dog, che al PAX East aveva in serbo la presentazione di The Last of Us: Parte 2.
La mossa di Sony ha spinto altri big dell'industria come Facebook (con il suo marchio di visori per la realtà virtuale, Oculus) e Kojima Productions ad annullare la propria partecipazione alle fiere, mentre pochi giorni prima era stata confermata la cancellazione del Mobile World Congress 2020 di Barcellona da parte degli organizzatori spagnoli, che avevano ritenuto giusto annullare l'edizione per evitare una possibile diffusione del coronavirus in patria.
Alcuni eventi eSports previsti in territorio asiatico sono stati cancellati o riproposti in altre location ritenute più sicure, mentre molti eventi stampa e presentazioni videoludiche previsti in Italia sono stati cancellati nelle scorse ore.
LA CHIUSURA DELLE FABBRICHE - La questione più importante per il futuro dei videogiochi passa tuttavia dalle catene produttive, che si trovano perlopiù in Cina. I singoli componenti e l'assemblaggio delle piattaforme da gioco avviene in Cina, e come abbiamo già avuto modo di analizzare nei giorni scorsi, la chiusura delle fabbriche di Wuhan e il blocco delle attività nella nazione potrebbero costare tantissimo a Microsoft, Nintendo e Sony.
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Persino un'azienda come Apple ha annunciato che, proprio a causa del coronavirus, la produzione di iPhone, iPad e altri dispositivi elettronici subirà dei ritardi e costringerà la casa di Cupertino a rivedere i propri piani per l'anno corrente.
Come Apple, anche le tre sorelle dell'industria videoludica si rivolgono alla Cina per la produzione delle proprie console ed è per questo che PlayStation 5 e Xbox Series X, le piattaforme next-gen previste per la fine dell'anno, potrebbero essere influenzate dall'epidemia. Questo perché, oltre alle console, sono tutti i componenti al loro interno a essere realizzati nelle fabbriche cinesi, e cambiare nazione per la produzione potrebbe essere una soluzione sufficiente a evitare il problema.
Ciò non vuol dire necessariamente che PS5 e la prossima Xbox siano destinate a essere rimandate al 2021, ma che a causa del Covid-19 Microsoft e Sony potrebbero non essere in grado di garantire un quantitativo sufficiente di unità al lancio, peraltro non ancora ufficializzato con una data precisa. Nintendo, che si trova a gestire una certa carenza di unità della sua Switch, ha già annunciato che sarà a corto di console per i prossimi mesi e che, nel frattempo, sta allestendo un nuovo centro di produzione alternativo in Vietnam per fronteggiare la crisi cinese.
Spostare la produzione in un altro paese non è certo un gioco da ragazzi, ma soprattutto costringerà le aziende a fronteggiare costi altissimi che, per forza di cose, devono essere riversati poi sul prodotto finale, ed è per questo che l'esplosione dell'epidemia potrebbe costare molto caro non solo alle aziende che si occupano di videogiochi e intrattenimento, ma anche al giocatore finale.
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Gli utenti potrebbero essere costretti a pagare di più le console di nuova generazione o ad attendere più del previsto per mettere le mani sui giochi più attesi. La situazione in Cina, infatti, ha costretto molti team di sviluppo che si occupano di realizzare i materiali artistici per i videogiochi o i porting su varie piattaforme a rimandare i progetti in cantiere in data da destinarsi.
Quello che sembra il più classico scenario dei videogiochi, un virus fuoriuscito da un laboratorio che scatena un'epidemia, alla fine è riuscito a colpire anche gli stessi videogame: Per capire la gravità della situazione e che genere d'impatto il Covid-19 avrà sull'industria videoludica, però, è ancora troppo presto.