"Temo più per gli altri che per me". Si avverte forte la preoccupazione di Giuseppe, autista di bus trentenne della linea del Basso Lodigiano, oggi interdetta, raggiunto telefonicamente da Tgcom24. "Mi trovo in una situazione ambigua e assurda - racconta. - Risiedo nel primo comune non compreso nella fascia rossa; nell'ultimo mese ho prestato servizio a stretto contatto con gli abitanti ora in quarantena, mentre io posso spostarmi liberamente e continuare a lavorare su altre linee. Ho chiamato la Asl per essere sottoposto a tampone, ma dal momento che sono senza sintomi, per le autorità basta che mi misuri la febbre prima di andare a lavorare. Non può essere lasciato libero arbitrio in questi casi".
"Volendo posso andare in giro liberamente, raggiungere i miei genitori al Sud, ma io ho paura, più per gli altri che per me: sono stato a stretto contatto con i residenti delle zone in quarantena, chi può garantire che io non sia contagioso nella mia famiglia, sui bus che guido?". E' legittima la domanda che l'autista si pone e pone a Tgcom24.
"Ho subito contattato l'Asp di Lodi in qualità di lavoratore del trasporto pubblico, che rientra tra i servizi essenziali, per essere controllato, ma mi è stato risposto che se non presento sintomi devo andare a lavoro, non rientrando tra gli abitanti del focolaio", riferisce a Tgcom24. "Ma io nel focolaio ho lavorato, sono stato: ho dato informazioni, venduto biglietti, preso soldi, distribuito opuscoli agli abitanti ora in quarantena, la mia preoccupazione è grande, vorrei essere sottoposto a tampone", aggiunge.
"Ora sono in congedo parentale perché ho una bimba piccola - puntualizza, - e lo faccio per tutelare lei e gli altri. Ma la gente gira, non c'è nessun cordone sanitario, io so solo che devo andare a lavoro, chi ci tutela?".