Coronavirus, medici e infermieri in prima linea (anche nell'ammalarsi): nell'ospedale di Codogno turni infiniti e poi l'isolamento
Dal presidente Mattarella "riconoscenza ai medici, al personale sanitario, ai ricercatori, alle donne e agli uomini della Protezione civile e delle Forze armate"
Sono rimasti al lavoro fino a ieri (sabato, ndr) gli operatori sanitari della terapia intensiva dell'ospedale di Codogno che erano di turno la sera del 20 febbraio, quando si è scoperto che un 38enne ricoverato con gravi problemi respiratori era positivo al coronavirus. Sono rimasti in servizio, 'prigionieri' del loro stesso reparto ad accudire i malati fino a quando i loro colleghi - con le dotazioni adatte - hanno potuto dare loro il cambio. Poi però non sono andati a casa ma in isolamento, come prevedono le misure per evitare ulteriore contagio.
Questo è solo uno degli esempi, forse uno dei più estremi, del superlavoro e del rischio che medici ed infermieri si trovano ad affrontare ogni giorno a causa dell'emergenza coronavirus. Superlavoro di chi deve analizzare i tamponi (259 quelli esaminati ad fino a sabato pomeriggio in Lombardia), di chi deve somministrarli alle persone che devono essere valutate, e di chi deve curare i pazienti.
"Mia mamma lavora nel pronto soccorso di Codogno. Non sapete quanto fa male sapere che lei e tutti i suoi colleghi dovranno stare in isolamento per 15 giorni", ha scritto sui social la figlia di una degli operatori dell'emergenza, che resterà chiusa al pubblico almeno fino al 2 marzo. "Chi fa questo lavoro - ha aggiunto - va ringraziato ogni giorno per ciò che fa". D'accordo con lei il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che in un messaggio ha voluto "esprimere riconoscenza ai medici, al personale sanitario, ai ricercatori, alle donne e agli uomini della Protezione civile e delle Forze armate, a quanti in questi giorni si stanno impegnando, con abnegazione e generosità, per fronteggiare e arginare il rischio di diffusione del coronavirus". Un ringraziamento a cui si è unito anche l'assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera. "Un plauso va agli operatori e agli ospedali per quello che fanno", ha spiegato in conferenza stampa, ricordando che, anche se nella metà dei casi il coronavirus ha "un decorso ordinario", comunque presenta una "contagiosità elevata".
Il rischio di contrarlo dunque è oggettivo (il 13% dei tamponi è risultato positivo). E lo dimostra anche il numero di medici contagiati: cinque segnalati solo ieri all'ospedale di Codogno, senza contare gli infermieri, come quello addetto al triage che ora è ricoverato a Piacenza. Due sono i dottori risultati positivi in 24 ore, marito e moglie di Pieve Porto Morone (Pavia), pediatra lei, medico di base lui. A Codogno non lavoravano ma lei, ha spiegato Gallera, era arrivata all'ospedale per fare una lastra toracica.
Ha un legame con l'ospedale di Codogno anche la donna di 38 anni di Sesto ed Uniti (Cremona), che lavora per un'azienda cinese. Ricoverata per una polmonite all'ospedale di Cremona, e risultata positiva al coronavirus, così come un uomo di Pizzighettone, nel Cremonese. Questo ha fatto scattare i controlli a tutto il personale e i pazienti del reparto di pneumologia.
Lavoro senza sosta al Sacco - "I miei angeli sono stremati. Oggi la mia domenica sarà al Sacco. Vi prego, abbassate i toni! Serena domenica!". Così, sulla sua pagina Facebook, Maria Rita Gismondi, la direttrice responsabile del laboratorio analisi dell'Ospedale Sacco di Milano, in cui vengono analizzati i campioni di possibili Coronavirus.
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