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TMNT – Quattro tartarughe sempre all’erta, dal cartone al videogioco

Amano la pizza, vivono nelle fogne di New York e sfidano Final Fight

© IGN

Quattro tartarughe, sempre pronte e sempre all’erta: come ninja. Le parole sono di Enzo Draghi e di Alessandra Valeri Manera e vanno a comporre la sigla di apertura della serie animata che, alla fine degli anni ’80, impazza anche sulle reti Fininvest (oggi Mediaset). La serie è quella dedicata alle Teenage Mutant Ninja Turtles, TMNT per brevità. Un fenomeno che ha investito gli Stati Uniti, dove i quattro ninja-con-carapace sono stati concepiti nel 1984 e che, a cascata, ha travolto il resto del mondo occidentale.

In un’epoca che ha scoperto da relativamente poco il concetto di merchandise, l’esito non può che essere uno: Raffaello, Donatello, Michelangelo e Leonardo finiscono sui quaderni e sulle cartelle, sulle merendine e sulle felpe, ma soprattutto al cinema con tanto di bacio (della morte?) di Vanilla Ice. E poi, nei videogiochi.

A occuparsi delle uscite interattive dei quattro eroi di New York, giustamente amanti della pizza e allenati alle arti marziali e alla vita dal maestro Splinter, è Konami. Una Konami mai più così in forma, così sicura di sé, così abile nello spaziare tra i generi e gli approcci. Quello che arriva nelle sale giochi nel 1989 è un grande picchiaduro a scorrimento, che assieme a Final Fight di Capcom spiega al mondo a che punto sia arrivata la tecnologia al servizio dei videogiochi.

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Le quattro tartarughe si muovono sullo schermo alleggerite da animazioni eleganti e sinuose, con la giustizia di una risoluzione più che degna ad avvicinare quel che si gioca al bar a quel che si vede a casa, ogni pomeriggio. Funziona altrettanto bene il sistema di gioco che, a essere onesti, è comunque piuttosto semplice. Come dopotutto era d’abitudine in un periodo ancora di piena formazione per stili e stilemi del videogioco e dei suoi autori.

Quello che conta è che Teenage Mutant Ninja Turtles, nel senso del titolo realizzato da Konami, è uno dei primi grandi giochi tratti da un universo esterno ai videogiochi. Succederà lo stesso con The Simpsons, ancora una volta curato da Konami, due anni più tardi. Ma nel frattempo l’etichetta di Osaka ha già provveduto a trascinare in giro per una miriade di sistemi di gioco il debutto degli eroi col guscio. Prima, a dirla tutta, con un gioco meno spettacolare e figlio del modo di fare del mercato casalingo, proposto su NES e computer/micro-computer. Ma quello precede la roboante discesa in sala giochi… che poi viene a sua volta riconvertita per tutto e tutti: dal NES all’Amiga (con risultati tra il sorprendente e il demoralizzante).

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Restano escluse le console a 16 bit, appena atterrate o prossime allo sbarco in quel momento. Negli anni successivi, finché Konami avrà la possibilità di sfruttare la licenza, ci sarà comunque spazio per spettacolari produzioni: Turtles in Time (che passa ancora una volta prima dalle sale), The Hyperstone Heist e anche un picchiaduro a incontri, Tournament Fighters, per adeguarsi ai tempi che cambiano. Le TMNT non sono mai più state celebrate con lo stesso amore e la stessa devozione in un videogioco.