Cos'è il genio? È, ad esempio, prendere una canzone iraniana degli anni Settanta e trasformarla in un tormentone Web. Esattamente quello che è accaduto ormai 12 anni fa con "Esce ma non mi rosica" versione italianizzata da "Celestinocamicia" di "Pariah" di Shahram Shabpareh, cantante persiano in gran voga prima della rivoluzione islamica. Ogni 8 di gennaio, infatti, si celebra "l'Ascanio Day" con migliaia di persone che condividono il link al video della canzone, resa esilarante dai sottotitoli che trasformano un testo d'amore in un surreale susseguirsi di nosense del tipo "Hey, lascia entrare Ascanio, dall'otto di gennaio! Perciò, limarla è tosta: esce, ma non mi rosica! Esce, ma non mi rosica!". Ma il genio è anche estro, spregiudicatezza, un'intuizione. Come quella di prendere questa versione surreale e cantarla davanti a un pubblico di iraniani a un programma come "Persia's Got Talent", trasformando l'esibizione in una sorta di gioco di specchi tra il virtuale e il reale. E diventando a propria volta dei tormentoni su Web e Social. È la "prodezza" di Walzer, nome d'arte di Walter Carluccio, musicista italo spagnolo di 36 anni attivo dal 2003 nel Milanese e dal 2010 in giro per i locali a suonare le cover più disparate. Tra cui anche "Esce ma non mi rosica".
Walzer, innanzi tutto spiegaci come sei arrivato a "Persia's Got Talent" e perché Ascanio. È vero che si tratta di uno dei primi se non il primo tormentone web italiano, ma, ahimé, nonostante siano passati tanti anni, non è conosciutissimo.
Beh, semplicemente per me non è mai passato di moda. Ricordo ancora adesso quanto, ma quanto ho riso guardando quel video quando era uscito. Quello come altri video simili che ho amato come "Nado Zhe" di Alla Pugacheva (Canzone russa, in assoluto la prima italianizzata) o "Cinque Odori Del Mio Pony", altro mirabile esempio di canzone iraniana gettata in pasto al tritacarne semiotico dell'internet italiano. Insomma, al momento di andare a Persia's Got Talent, quindi, non c'era un calcolo. Non era una questione di opportunità ma di romanticismo, di fede. Poi ora se non è più tanto conosciuta, beh, mi dispiace per gli altri, per dirla alla Celentano. Io la canto per me e per quelli come me, come una canzone goliardica scritta da amici che se la cantano e se la suonano in osteria. Solo che adesso l'osteria è il mondo, è il www.
Tutto vero, ma dall'osteria del www come ti è venuto in mente di passare a un programma tv? Insomma, di andare dagli iraniani a cantare una canzone iraniana traslitterata in italiano maccheronico facendo finta di cantare in farsi?
A onor del vero, devo rivelare che l'idea è stata di una collaboratrice della trasmissione! Una delle ragazze iraniane che lavora nel programma si è sposata quattro anni fa con un mio vecchio amico di Legnano. Invitato al loro matrimonio, e approfittando della presenza di tanti invitati iraniani, mi sono preso la briga di suonare il pezzo di Ascanio alla buona, così, col testo italianizzato, per vedere che effetto suscitava. È stato un delirio di danze e canti a squarciagola, ho capito che questo pezzo per loro è, che ne so, "Gloria" di Umberto Tozzi. "Felicità". "Sarà Perché Ti Amo". Me l'hanno chiesta come bis almeno altre 4 volte, sembravano non averne mai abbastanza. Erano fuori di testa. E, soprattutto, sembrava che nessuno di loro capisse che non stavo cantando in farsi, ma in italiano. Così, quando quest'estate alla moglie del mio amico hanno chiesto di cercare talenti iraniani residenti in Italia per i casting del programma, lei ha pensato di contattare me, nonostante non sia iraniano e non parli una parola di persiano. Mi chiedeva se mi andasse di andare alle selezioni italiane del programma, a Bologna, a fare esattamente quello che avevo fatto al suo matrimonio: cantare la versione italianizzata di "Pariyah" di Shahram Shabpareh per solo voce, chitarra e kazoo. Pensavo che sarebbe stata una gran cosa se mi avessero preso. Così, il fato volle, è stato, e sono andato a Stoccolma per le riprese del programma.
La produzione sapeva che era una sorta di omaggio ad Ascanio o solo che eri uno straniero un po’ pazzo che cantava una canzone iraniana?
La produzione sapeva vagamente della storia di Ascanio, che io ho provato a spiegare già al momento del casting a Bologna. Chi non sapeva niente erano i presentatori e i giudici della trasmissione: Ebi, il tizio con la barba bianca che mi ha scartato ancora prima che iniziassi a cantare (che è tipo il Massimo Ranieri iraniano, cantante romantico confidenziale pop degli anni 70/80), poi Arash, il tizio giovane, che è una popstar persiana attuale, molto famoso, Nazanin Nour, la ragazza in giallo, un'attrice e starlette di Teherangeles (iraniana nata negli USA) e infine Mahnaz Afshar, la donna col velo, attrice. Nemmeno il pubblico era a conoscenza della storia. Insomma, avevo le spalle larghe perché gli autori e la produzione sapevano cosa stavo per fare. Ho pensato solo a divertirmi. E mi piaceva un sacco l'idea di portare a termine questo telefono senza fili: la canzone era partita dal mondo persiano e, tramite il passaparola cibernetico, si era mutata in tutta un'altra cosa, ed ora ritornava, completamente diversa, al mittente. Adoravo l'idea di mettere in scena questo corto circuito culturale, ed anche l'idea di un ragazzo della produzione di sottotitolare la mia performance col testo italiano mi sembrava la perfetta chiusura del cerchio, dato che tutto era partito da un video sottotitolato.
Qual era lo scopo? Farsi conoscere, diventare virali, vincere il programma?
Di certo non era vincere il programma, sapevo bene che non avrebbero mai dato la vittoria di una trasmissione chiamata Persia's Got Talent a un non iraniano. Quindi non avevo affatto la pressione della competizione, al massimo quella di fare una buona performance. Una performance che, chissà, magari sarebbe diventata un caso in Italia, una volta diventata nota. Non pensavo di diventare virale, ma di certo una simpatica casualità di internet. Il mio scopo lì era semplicemente fare questa cosa assurda di cantare "Esce ma non mi rosica" alla tv iraniana. Così. Per il gusto di farlo. E poi magari godermi un piccolo momento di gloria in "padrepatria" (mia madre è spagnola). Ma è andato tutto decisamente oltre le mie più rosee aspettative. Ora sono un fenomeno virale, la situazione mi è sfuggita di mano. Ma non mi rosica.
La tua prodezza, chiamiamola così, per una volta ha unito il web. Mi pare di aver visto solo commenti positivi, cosa più unica che rara. Cosa pensi, visto che è chiaro che li conosci bene, dei meccanismi dei social e se anche “gesti” tutto sommato inoffensivi ma divertenti come il tuo possono abbassare il livello di scontro esagerato che si respira?
Guarda, questo punto è estremamente interessante ed è una questione, quella delle divisioni e dell'odio da web, che mi sta molto a cuore. Sono felice, davvero felice, di essere una gradevole eccezione in questi tempi confusi e divisivi. Io mi auguro di cuore che tanti altri gesti di piccola ironia, intelligenza e classe possano portare un'aria nuova in questi social urlanti, aggressivi e totalizzanti che stanno segnando la nostra vita molto più di quanto avvertiamo, portandoci a scelte di posizione, influenzando il nostro pensiero e le nostre abitudini e disgregandoci invece di unirci. Ci vuole più leggerezza nella vita, reale quanto cibernetica. Ed io tengo molto alla leggerezza. E sono felice di aver fatto un piccolo gesto che possa portare un sorriso alla gente. Un sorriso è un'arma potentissima.
La prossima prodezza?
Per ora, finire di scrivere un album di canzoni mie. Chi mi conosce sa quanta fatica e impegno sarà per me, cronicamente pigro. Poi, altre imprese eclatanti... Non saprei: ho già incontrato Paul McCartney (Il mio eroe musicale supremo) davanti a casa sua, per giunta paparazzato dal "Daily Mail" che ha immortalato il momento, poi ho fondato la prima e unica al mondo (credo) cover band di Bello Figo, portato "Esce ma non mi rosica" alla tv iraniana... Cosa manca? Ce l'ho. Un duetto della canzone con Shahram Shabpareh, l'autore e cantante originale del pezzo. Quello sì che sarebbe epico.
Gianluca Rocco