A Palazzo Reale fino al 7 giugno

Georges de La Tour, per la prima volta a Milano il pittore delle variazioni minime

Fino al 7 giugno a Palazzo Reale i "diurni" e i "notturni" del celebre pittore francese

di Lorella Giudici

La mostra di Georges de la Tour a Palazzo Reale di Milano (prodotta dal Comune e da MondoMostre Skira) aiuta a riflettere sulla dualità tipica della pittura dell’artista francese: i “diurni”, opere crudamente realistiche di un'esistenza senza filtri, con volti segnati dalla povertà e dall'inesorabile trascorrere del tempo, e i “notturni”, con figure illuminate dalla calda luce di una candela e avvolte in un alone di intensa spiritualità. Il contrasto tra il mondo senza pietà dei “diurni” e la compassionevole rappresentazione delle scene “notturne” è davvero forte, anche per quella mistura di ascetismo e di realismo che le tiene in bilico fra delicatezza e brutalità e che colpisce anche lo spettatore di oggi.

La Tour è l’artista delle variazioni minime, della sfumatura, dell’inafferrabile differenza fra una composizione e l’altra, a volte diverse solo per i toni cromatici, a volte per sottili slittamenti di significato. Ha vissuto 59 anni (Vic-sur-Seille,1593– Lunéville, 1652) e ha dipinto in tutto solo 40 quadri, quindici sono esposti a Milano.

Padre di 11 figli, dal carattere difficile e con un gran numero di cani randagi appresso, La Tour ebbe successo prima nel Ducato di Lorena, dove nacque, e poi a Parigi dove fu nominato, nel 1639, pittore del re Luigi XIII. Artista enigmatico, ritrae angeli presi dal popolo, santi senza aureola né attributi iconografici, soggetti presi dalla strada, dipingendo in generale gente di basso rango più che modelli storici o personaggi altolocati. I pochi quadri riconosciuti come autografi sono perlopiù di piccolo o medio formato, intimi, privi di sfondo paesaggistico, notturni e, soprattutto nella presunta ultima fase artistica, quasi dei monocromi dall’impianto geometrico, semplice ma modernissimo per l’epoca.

Tra i capolavori presenti in mostra, spicca la Maddalena penitente, per la quale, diversamente dai suoi contemporanei che ne esaltavano i lati voluttuosi e popolani, il pittore lorenese la colloca in un interno austero, facendo risaltare i capelli scuri e lisci, i contorni nitidi e le forme di una figura che pare creata dal lume della candela. La sua modernità formale sorprende, così come resta assolutamente senza tempo il suo contenuto semantico: anziché volgere gli occhi al cielo, la Maddalena ha lo sguardo assorto di chi è in meditazione, la fiamma esile e tremolante della candela e il piccolo specchio ribadiscono ancora una volta la natura effimera della vita fisica e terrena. Nell’interpretazione di La Tour, Maddalena è una giovane donna in lotta con il suo passato e che porta su di sé tutto il peso della caducità umana.

Il percorso della mostra è arricchito da una ventina di splendide opere di artisti coevi come Paulus Bor, Jan Lievens, Throphime Bigot, Frans Hals con due magnifici ritratti di apostoli, Jan van Bijlert, Gerrit Van Honthorst conosciuto in Italia come Gherardo delle Notti con la splendida Cena con sponsali dagli Uffizi, Adam de Coster, Carlo Saraceni con una bellissima Natività da Salisburgo.

L'Europa della luce. Georges de La Tour
dal 7 febbraio al 7 giugno 2020
Palazzo Reale, Milano
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