Si spacca la maggioranza nel vertice a Palazzo Chigi sulla prescrizione. M5s, Pd e Leu siglano un accordo sul cosiddetto "lodo Conte bis", che fa scattare il blocco della prescrizione dopo la condanna in primo grado e lo fa diventare definitivo dopo una seconda condanna in appello. Ma Italia Viva dice no e fa sapere agli alleati che non sosterrà questa mediazione.
Conte: "Punto avanzato di mediazione" Conte si spende fino all'ultimo per un'intesa che convinca tutti e continuerà a cercare, viene spiegato, l'unità della maggioranza: "Abbiamo raggiunto un punto ancora più avanzato di mediazione", spiega. Il premier annuncia per lunedì un Consiglio dei ministri straordinario per approvare la riforma del processo penale "per abbreviare i tempi dei processi".
Accelera anche sulla verifica di governo e convoca, a partire da lunedì, nove tavoli sul programma di governo nell'ambito dell'agenda 2023, dal lavoro, alla riforma dell'Irpef, fino alla giustizia. Ma la prescrizione resta una grana in grado di rompere gli equilibri della maggioranza.
Il piano di Italia Viva Iv annuncia infatti che voterà il suo emendamento Annibali al decreto Milleproroghe per rinviare di un anno la legge Bonafede sulla prescrizione. Ma non si fermeranno lì. Il 24 febbraio in Aula alla Camera diranno sì alla proposta di legge del forzista Costa: se venisse bocciata, sono pronti a presentarla anche al Senato con la firma di Matteo Renzi.
Il lodo Conte bis La risposta degli altri partiti di maggioranza è accelerare sulla mediazione e siglare l'intesa anche senza Iv con il "lodo Conte bis" che attenua il blocco della prescrizione introdotto a gennaio dalla legge Bonafede. La mediazione raggiunta prevede una norma per fermare il decorso dei termini dopo il primo grado di giudizio, ma che faccia tornare a decorrere la prescrizione in caso di assoluzione in appello. Ciò vuol dire che il blocco scatterebbe davvero, in via definitiva, solo per la doppia condanna, in primo e secondo grado.
Bonafede: "Iv si assumerà le sue responsabilità in Parlamento" Si valuterà nelle prossime ore un emendamento al decreto Milleproroghe o, se non ammissibile, un decreto ad hoc da varare lunedì per recepire l'intesa raggiunta a Palazzo Chigi. In questo modo i renziani saranno costretti a prendere posizione. "Una scelta incomprensibile, che prescinde dal merito e ha ragioni misteriose", lamentano dal Pd. "Si assumeranno le loro responsabilità in Parlamento", attacca il ministro Alfonso Bonafede che difende le sue riforme.
Il rischio di spaccatura anche in Aula è dietro l'angolo, perciò tra i renziani c'è chi è più prudente. Lucia Annibali, lasciando Palazzo Chigi, dice: "Speriamo che non portino in Cdm il decreto, perché come facciamo a votare una cosa in autonomia sulla quale non siamo d'accordo nel merito?".