Quattro ragazzi su dieci tra i 12 ei 16 anni si imbattono in episodi di cyberbullismo in Rete o nei social media. E' il dato che emerge nella Giornata contro il bullismo e il cyberbullismo dalla seconda edizione della ricerca condotta dall’Osservatorio scientifico della no-profit “Social Warning - Movimento EticoDigitale". Come difendersi?
A Tgcom24 risponde il social media coah fondatore dell'Osservatorio Davide Dal Maso, 24enne primo docente di educazione civica digitale in un istituto professionale in provincia di Vicenza. "Bisogna rispondere agli attacchi e agli insulti con ironia e gentilezza - consiglia - ed è sempre più necessario costruire un ponte tra genitori analogici e figli digitali".
Cyberbullismo e nuovi canali social: quali sono le dimensioni del fenomeno in Italia?
"Dalla ricerca emerge che insieme all’esposizione a contenuti e immagini pornografiche e a episodi gravissimi di adescamento, il cyberbullismo è purtroppo ancora oggi il fenomeno più diffuso in cui i nostri ragazzi si imbattono online. Il problema è che però non viene facilmente percepito in quanto tale. E' difficile identificare vittima e bullo e per loro stessi identificarsi come tali. In giovane età viene tutto preso come uno scherzo, anche se si può innescare un meccanismo perverso in brevissimo tempo".
In che modo?
"Per rovinare una reputazione digitale ci vuole un attimo. Basta inviare su un gruppo whatsapp di 50 persone il video della caduta dell'amico, la sua ubriacatura ecc ecc. Il video diventa virale in poco tempo se viene a sua volta inoltrato da ognuno di quei 50 partecipanti al primo gruppo ai propri contatti e la situazione sfugge di mano. Si perde davvero il controllo del contenuto . Chi lo ha diffuso per primo spesso non sa e non comprende di aver commesso un atto di bullismo. E la vittima fa a sua volta fatica ad aprirsi. Lo stesso accade per la diffusione delle fake news".
E' possibile arginare tutto ciò?
"Serve un'educazione al mondo digitale, facendo tanta attività nelle scuole e rendendo i giovani da utenti passivi a proattivi. Invece, tra i 10 e i 12 anni i ragazzi sono spesso da soli sui social network, dove la parte più insidiosa è la chat, perché si può incorrere in ogni tipo di persona. Solo metà delle famiglie impone delle regole (aumentate nell'ultimo anno, anche se non basta) e per l'80% riguardano il tempo di utilizzo. Rispetto all'anno scorso, poi, abbiamo registrato anche un'esplosione di social nuovi come Tik Tok (passato dal 5 al 34%), che nasce per divertimento, ma che è sconosciuto ai genitori. A mio avviso, poi, a poco servono le regole imposte dai social media nelle loro linee guida. Prendiamo Whatsapp: è totalmente in mano agli utenti, zero regole".
Come comportarsi in questi casi?
"Come Movimento abbiamo stilato le 7 regole d'oro per i ragazzi e 8, una in più, per i genitori. Regole che valgono per Tik Tok, ma che è bene usare anche su Instagram e sui canali Youtube, anche se in quest'ultimo caso non è possibile chattare. Tra le principali, consigliamo ai minori di avere sempre profili chiusi e di non divulgare informazioni personali".
Quale deve essere il ruolo di genitori e insegnanti?
"I dati dell’Osservatorio raccontano della difficoltà degli adulti rispetto all’impartire regole precise ed esplicite per vivere serenamente il web. I grandi non conoscono e non supervisionano. Nel 2019 siamo riusciti a formare 17mila studenti (10mila incontrati nelle scuole e 7mila tramite corsi e-learning) e 4mila genitori rispetto ai rischi e alle opportunità del web".
Rischi, sì, ma anche opportunità, dunque?
"Certamente, il nostro approccio è sempre positivo. Non si parla solo del marcio e della possibile dipendenza online, ma svelando le due facce della medaglia, trasmettendo entusiasmo. Perché è sempre più necessario costruire un ponte tra genitori analogici e figli digitali per arrivare a un sano equilibrio tra vita online e offline”.
Qual è il messaggio finale per la Giornata contro il cyberbullismo?
"Per tutelare la propria reputazione digitale bisogna per prima cosa imparare a gestire i commenti negativi. Il nostro modello è quello dei Paesi scandinavi e lo slogan per il 7 febbraio può essere: 'Stordisci il bullo con la gentilezza e l'ironia. Il bullo va in difficoltà se davanti alle sue denigrazioni ci si scusa e lo si ringrazia".