Sanremo 2020, le pagelle della seconda serata: Tosca di classe, Pelù tra rock e tenerezza
I rapper mostrano potenzialità ma anche qualche difficoltà, la Lamborghini si candida per il tormentone dei prossimi mesi
Seconda serata del Festival di Sanremo 2020. Si sono esibiti i restanti 12 big. Qualche delusione tra chi era dato tra i favoriti alla vigilia e zampate di classe da qualche outsider. Ecco come è andata
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Piero Pelù "Gigante" - Affronta la prima all'Ariston come fosse un bicchiere di acqua fresca, gettandosi anche in platea a svegliare il pubblico. Rispetto alla versione in studio la canzone gode di una corroborante iniezione di energia. Il mix tra il rock stile Litfiba e il testo "puccioso" dedicato al nipotino è straniante, ma funziona. 6,5
Elettra Lamborghini "Musica (e il resto scompare") - Ritmi latini e inciso ripetuto a manetta che si insinua nella testa a viva forza. Lei è paralizzata dall'emozione e si muove molto meno di quello che ci si sarebbe aspettati ma la canzone può arrivare tranquillamente fino alla prossima estate. 7-
Enrico Nigiotti "Baciami adesso" - Brano che inizia sottovoce per esplodere nel ritornello. Struttura e melodia sanno un po' di deja-vu e manca un fuoco definito del brano che così passa senza lasciare traccia. 5
Levante "Tikibombom" - Atmosfere in bilico tra cantautorato e sonorità moderne, a cui l'orchestra dà un robusto contributo per un pezzo tra i più originali e interessanti tra quelli in gara. L'emozione di Levante, palpabile in più di un passaggio, non aiuta a farla arrivare in tutta la sua potenza. 6,5
Pinguini Tattici Nucleari "Ringo Starr" - Portano con fierezza la propria quota indie con un omaggio nemmeno troppo velato ai Beatles di St. Pepper. Il problema è che nella resa live il risultato è quello di una banda sì, ma un po' confusionaria. 5,5
Tosca "Ho amato tutto" - Il suo è un intermezzo da jazz club nella colorata baraonda sanremese. Qui non ci sono novità o sperimentazioni, solo una classe che di fatto la mette fuori concorso. 8
Francesco Gabbani "Viceversa" - Dopo le due vittorie consecutive si ripresenta al Festival in una versione più intima. Non ci sono scimmie che ballano questa volta, ma lui che addirittura inizia al piano, per un brano che si muove morbidamente con qualche eco di anni 70. Però c'è quel fischietto nel ritornello che può portare al tris... 7,5
Paolo Jannacci "Voglio parlarti adesso" - Porta al Festival un tema ad alto rischio banalizzazione, come una canzone dedicata alla figlia. Invece lui lo fa con un'eleganza e una leggerezza che fanno stare bene. 7
Rancore "Eden" - Due cose funzionano bene: l'arrangiamento di Dardust, con quel piano come base che dona una nota insolita a una canzone rap come questa, e il ritornello cantato con quel "ta-ta-ta" che arriva a segno. Meno bene la parte rappata dove si perdono troppe parole. 6,5
Junior Cally "No grazie" - Dopo tutte le polemiche si presenta senza mascherina. Si discosta dal gruppo rap per un arrangiamento più "cantato". Questo lo mette a rischio intonazione più di una volta in compenso il testo arriva preciso e comprensibile. Ma rispetto alla versione in studio il brano perde molto 6+
Giordana Angi "Come mia madre" - Arriva con un brano molto personale, in cui mette la sua capacità interpretativa. Però l'impressione è che manchi qualcosa per spiccare il volo e il senso di incompiuto alla fine fa da zavorra. 6+
Michele Zarrillo "Nell'estasi o nel fango" - Zarrillo fa Zarrillo mescolando un po' di generi in fase di arrangiamento, dal folk iniziale al ritornello che si tuffa nell'elettrorock che ha portato fortuna al Nek più recente. Un tentativo di allinearsi a sonorità radiofoniche che non sembra del tutto riuscito 6-