"Bravissimi, avete fatto bene a mettere questo ricordo: io non sapevo nulla, adesso, invece, so. Firmato, un vicino". E' semplice e diretto il biglietto lasciato accanto alle pietre d'inciampo di Leo, due mesi, e di sua mamma Pia, deportati da Venezia ad Auschwitz nel dicembre del 1943 e ricordati in una cerimonia collegata al Giorno della Memoria il 31 gennaio a Venezia. A dare la notizia via Facebook l’Istituto veneziano per la storia della Resistenza (Iveser) che è stato tra gli organizzatori dell'evento, con la partecipazione a sorpresa di Moni Ovadia, durante la messa in posa di 12 pietre d'inciampo. "C'è del male oggi nella nostra società, ma c'è pure del bene", il commento.
Il piccolo Leo Mariani e sua madre Pia Cesana Mariani, con altri 10 cittadini veneziani deportati nei campi di sterminio nazisti, (Gilda Jesurum Foà, Vittorio, Amelia e Augusto Coen Porto, Jole e Marisa Jesurum, Eugenio Saraval, Ida e Ada Ancona e Giuseppe Jona, medico e presidente della comunità ebraica di Venezia morto suicida nel 1943 per non dover consegnare ai tedeschi l'elenco dei cittadini ebrei rimasti in Laguna), sono stati ricordati nell'iniziativa che ha avuto il patrocinio del Consiglio d'Europa - Ufficio di Venezia ed è stata curata dal Comune di Venezia, dal Centro Tedesco di Studi Veneziani, dalla Comunità Ebraica di Venezia e da Iveser.
"Venezia, ancora una volta, si dimostra sensibile al tema della Shoah e della memoria e può essere d'esempio per tutti e soprattutto per le giovani generazioni - ha detto la presidente del consiglio comunale Ermelinda Damiano. - E lo sta facendo, oltre che con questo percorso, anche con numerose altre iniziative, come il conferimento della cittadinanza onoraria che daremo alla senatrice a vita Liliana Segre".