Not Tonight: la Brexit analizzata in un videogioco satirico
Dopo il divorzio tra Europa e Regno Unito, un videogioco vuole far riflettere sul presente grazie a un futuro sopra le righe
Alla fine è successo: il Regno Unito ha tagliato i ponti con l’Unione Europea, gli eurodeputati britannici hanno detto addio ai loro posti al parlamento europeo di Bruxelles. Quello della Brexit è un tema che si ripete e preoccupa da tempo, tanto da ispirare numerosi videogiochi a immaginare cosa potrebbe succedere con la separazione tra Gran Bretagna ed Europa. Così, dopo Watch Dogs Legion, tocca a Not Tonight parlare di Brexit.
Il videogioco indipendente, che si basa sulle meccaniche di un successo indie come "Papers, Please", tenta di analizzare questo fenomeno impugnando la spada della satira: con un'avventura singolare, Not Tonight vuole scherzare e far riflettere sugli eventi che stanno cambiando per sempre la faccia dell’Europa.
È davvero necessario un videogioco a stimolare la riflessione su un argomento politico? La risposta potrebbe non essere banale: secondo alcuni sviluppatori, tematiche del genere non sono "vendibili" all'interno di produzioni cosiddette tripla-A, ma allo stesso tempo non è giusto togliere agli sviluppatori di un medium interattivo come i videogiochi la possibilità di stimolare un pensiero su temi maturi, importanti, spesso delicati che, proprio attraverso l’interattività, mettono l’utente di fronte a una realtà (e possibili scenari) non sempre comprensibili nel breve periodo.
È ciò che ha voluto fare lo studio londinese PanicBarn, che con Not Tonight sfrutta la Brexit per spingere gli appassionati di videogiochi a riflettere su tematiche molto attuali e non confinate al solo Regno Unito: inclusione, povertà, razzismo, ma anche giustizia sociale e sfruttamento della forza lavoro. La satira, come detto, è sempre lì a farla da padrona, con una sceneggiatura che sfrutta un taglio distopico volutamente esagerato di un’Inghilterra dominata dal partito “Albion First”: prima gli inglesi, per dire. Vi ricorda qualcosa?
Not Tonight mette in risalto la disparità di trattamento, stabilendo un “primo”, poi un secondo, un terzo e così via: il giocatore veste chiaramente i panni di uno degli ultimi in questa gerarchia, posizione rimarcata a più riprese dai vari personaggi. Non sono soltanto le azioni, che finiscono per sottolineare inesorabilmente la differenza tra le parti e far percepire nettamente il distacco tra il gruppo d'élite e quello di seconda fascia, ma anche dalle meccaniche di gioco.
Il gioco tenta di evidenziare il disagio economico-sociale (tra tasse di soggiorno, immigrazione e un flusso di denaro in uscita sempre crescente) e l'illegalità (mazzette, spaccio e altri compromessi con cui fare i conti, per arrivare a fine mese) al fine di aprire gli occhi e mostrare come sia, realmente, la vita ai margini della società, dover lottare contro un sistema che fa di tutto per rispedirci "nel nostro paese", di dover ricorrere a vie traverse nei momenti di necessità. Lo scopo, dunque, è presentare a chi gioca che determinate scelte, in realtà, non hanno nulla a che fare col concetto di "libero arbitrio".
Not Tonight non si limita alla Brexit, ma approfondisce anche una tematica decisamente attuale per gli stessi videogiochi: il crunch, ovvero l’eccessivo carico di lavoro. Da dove nasce il meccanismo che spinge i dipendenti ad accettare le condizioni imposte dall’azienda, gli straordinari, gli orari di lavoro assurdi?
Nel videogioco di PanicBarn, il protagonista deve affrontare continue spese e mantenere un certo grado di affidabilità, tuttavia, lavorare per troppi giorni consecutivamente pesano negativamente sullo stato di salute, che deve essere mantenuto sopra una certa soglia per evitare di sostenere ulteriori spese mediche. È un circolo vizioso che costringe ad accettare carichi di lavoro assurdi, solo all'apparenza opzionali.
Pur non innovando o introducendo meccaniche di gioco rivoluzionarie, Not Tonight riesce certamente a stimolare nel giocatore riflessioni rispetto al tempo presente: questo aspetto, in particolare, lo rende un'opera che vale la pena approfondire soprattutto in questi giorni in cui la Brexit è sulla bocca di tutti.
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