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Ospite a "Popular" il pianista e compositore Arturo Stalteri

Presenta il suo nuovo lavoro "Trilogy", dedicato a Keith Emerson

Alla Libreria Feltrinelli di Piazza Piemonte a Milano, si è tenuta la presentazione di "Trilogy", nuovo lavoro del pianista e compositore Arturo Stàlteri. Figura poliedrica del panorama musicale italiano, Stàlteri fu collaboratore di Rino Gaetano. Negli anni '70 fece parte dei Pierrot Lunaire, divenuto un gruppo storico del Prog italiano. A lui abbiamo chiesto come mai la scelta del titolo è caduta sul numero 3.

Come sai, dice Arturo Stàlteri, sono sempre alla ricerca di una "linea" nei miei lavori, cercando un tema, ovvero qualcosa che li unifichi.
 Il numero tre è un numero che ha una storia, ha molti significati e pensavo potesse essere uno spunto per realizzare un disco.
 In particolare, apprezzando la musica di Keith Emerson, volevo interpretare per pianoforte "Trilogy" di Emerson Lake And Palmer, pubblicato nel 1972 e in particolare il brano omonimo.
 Da una partitura "vera" sono riuscito a realizzarlo per due pianoforti Il tre è un numero ricorrente nel mio progetto, anche perché sono tre i musicisti del disco, oltre a me ci sono anche: Federica Torbidoni al flauto e Laura Pierazzuoli al violoncello.

D- In Trilogy anche un "trittico" napoletano. R - Al trittico napoletano pensavo già da tempo: Scarlatti l'ho scelto per il suo imponente repertorio di composizioni per tastiera.
 "Rosso Napoletano" storico lavoro di Tony Esposito, è un disco che ho sempre apprezzato, fin dal momento della sua uscita nei primi anni '70.
 Tony me ne regalò una copia che conservo ancora gelosamente e che mi piace ancora ascoltare.
La scena musicale napoletana proponeva in quel periodo oltre allo stesso Esposito, nomi come Napoli Centrale il gruppo di James Senese o i fratelli Alan e Jenny Sorrenti.
"Vesuvius" è invece un omaggio ad un simbolo di Napoli

 Non poteva mancare un omaggio ad uno scrittore che tu ami particolarmente
In ogni disco c'è un mio omaggio a Tolkien, un autore che non manca mai nei miei lavori come fonte di ispirazione e che rappresenta una continua scoperta, anche dopo tanti anni. Quando compongo ho bisogno sempre di un testo extramusicale, concepisco il brano come una colonna sonora del testo che leggo o di un quadro che osservo; dal momento che  la forza della musica è quella di "vestirsi" a seconda di chi l'ascolta. La musica e l'arte più "astratta" che si può ricollegare con tutte le arti.

Anche in questo caso da vero "artigiano" della musica, hai seguito personalmente tutte le fasi della creazione del disco....
"Trilogy" è almeno il quarto disco che mi vede impegnato, oltre che nella composizione, in tutte le fasi della produzione con il supporto dei miei collaboratori.
Una dimensione artigianale della musica che esiste da sempre, fin da quando Mike Oldfield, girò per due anni con il nastro autoprodotto del suo capolavoro "Tubolar Bells", prima della pubblicazione da parte di  Richard Branson che per lanciare il disco, fondò l'etichetta discografica Virgin.

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